Gli anni ’80 stanno per finire. Desi ha poco più di vent’anni e l’Italia è un’attrazione. La famiglia Meulenberg accetta di buon grado la proposta che arriva: Erasmus a Perugia sia. La giovane olandese si innamora del nostro Paese, ma l’Erasmus dura poco: qualche mese più tardi sarà a Riccione, troverà lavoro nel settore turistico in piena espansione. Ci resterà per dieci anni.
Ma la storia le aveva già detto tutto: suo figlio Sam, vent’anni più tardi, ce la riporterà per lavoro. Per un pallone. E per quel filo che unisce i Beukema all’Italia da sempre. Mamma Desi non si è persa mai un attimo del giovane figlio calciatore: i primi allenamenti, le promozioni, i gol incredibili nelle giovanili. Nel 2021, quando veste la maglia del Go Ahead Eagles, c’è Desi in campo insieme con lui. Sam sta ricevendo il suo primo vero riconoscimento, quello di miglior calciatore: è in quel momento che capisce di avercela fatta.
Chi è Beukema: la carriera
Nascere a Deventer non significa necessariamente mettersi sulla mappa. Ecco perché quando il giovane Sam scala le giovanili del Go Ahead Eagles, la squadra della città, fa notizia. Ma come si è arrivati da Riccione al cuore dell’Olanda? Desi, dopo una decade italiana, incontra Menno Beukema e se ne innamora. Una cotta estiva che diventa qualcosa in più.
Sam nascerà nella città di famiglia e conoscerà il calcio lì, mentre il papà lavora tra i container. A cinque anni già gioca con il Diepenveen, poi passa rapidamente al GAE. L’inizio è promettente, il giovane Sam è tra i migliori fantasisti della sua categoria: ma il tempo passa, le selezioni giovanili pure, il fisico cambia d’improvviso. In un anno, appena prima della maggiore età, arriva al metro e ottanta.
l’intuizione
L’intuizione arriverà al Twente, dove vive una stagione di giovanili: arretra prima a centrocampo e poi in difesa. Ma il piede caldo non lo perderà. «Merito del nostro calcio, di tutto l’allenamento che facciamo con la palla al piede. In Olanda è così, in Italia un po’ meno» racconterà poi anni più tardi col sorriso. Sarà tra le sue fortune in Serie A. Esordio tra i grandi nel 2017, ci mette poco a prendersi la scena. Nel frattempo, per le vacanze, torna a Riccione. Lo fa ogni anno. Nell’estate del 1996 la sua famiglia ha anche comprato una piccola casa lì per non perdere il contatto con l’Italia. La stagione della consacrazione è la 2020-21: titolare e anche capitano, simbolo del ritorno in Eredivisie. La particolarità? Segna 9 gol da difensore centrale.
Arne Slot – oggi al Liverpool – lo segue per tutto l’anno e vorrebbe portarlo con sé prima all’Az Alkmaar e poi al Feyenoord, ma Beukema ha già dato la sua parola all’AZ e non lo segue quando cambierà panchina. I due si sono ritrovati qualche mese fa durante il match di Champions tra Liverpool e Bologna: «Mi ha detto che sapeva già che avrei raggiunto questi livelli» racconterà Sam.
L’ arrivo a Bologna
L’olandese cresce e nel 2023 può scegliere: Atalanta o Bologna. Ma è davvero una scelta da fare? No. Con Thiago Motta sarà amore a prima vista, con Italiano si consacra. L’Emilia Romagna è la sua isola felice. La casa acquistata nel ’96 non è più solo per vacanze. Lo sa bene il calcio italiano: nell’ultima stagione ha dimostrato di poter essere al livello dei migliori anche in Europa, è il calciatore dei rossoblù con il maggior numero di passaggi in stagione, completati nel 86,7% dei casi. Ma è un muro in difesa: è tra i difensori in Europa con il maggior numero di palloni recuperati in campionato, sa gestire il possesso ma pure sbrigare gli affari velocemente con quasi 4 palloni spazzati via per ogni 90′ in campo.
Spada e fioretto. In Italia ha imparato la difesa a quattro, in Olanda si muoveva con due soli compagni ai lati. Una ricchezza tattica per Antonio Conte che ha sempre fatto il suo nome allo staff di mercato azzurro. A Sam piace imparare, ma odia perdere: da bambino piangeva dopo ogni sconfitta. Oggi non può più permetterselo, ma cerca di evitare di porsi il problema. Papà Menno, nel frattempo, è diventato il suo agente. Insieme con mamma Desi ne seguono ogni passo. Come facevano quando il piccolo Sam brillava in campo e vestiva la maglia numero 10. Che a Napoli è intoccabile, ma di certo non faticherà a trovarne un’altra a disposizione.
Fonte: Il Mattino

