Il numero 10 è sparito o si è trasformato?

Dal genio classico ai nuovi modelli di gioco, il ruolo del trequartista evolve, ma la speranza di un nuovo mago resta viva

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Un tempo il numero 10 era il protagonista. Aveva i riflettori addosso, toccava il pallone e il mondo si fermava. Il tocco, la classe e l’eleganza erano i punti cardine di questo tipo di giocatore. Ronaldinho faceva sorridere la gente, Maradona era capace di mettere la palla dove nemmeno tu l’avevi pensata. Per non parlare di Baggio, Totti e Del Piero. Oggi? Guardi le formazioni e non lo trovi più. Scomparso. Ma perché?

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Il calcio è cambiato profondamente. Corre più veloce, ma a volte sembra respirare meno, schiacciato da ritmi forsennati e schemi rigidi. Gli allenatori chiedono pressing incessante, recupero immediato della palla e moduli sempre più fluidi e organizzati. Ogni giocatore è chiamato a essere completo: deve difendere, attaccare, ripiegare senza sosta. In questo contesto, il numero 10 tradizionale, quel genio che camminava con calma, rifletteva e poi illuminava il gioco con una giocata d’alta classe è diventato un rischio tattico, quasi un lusso difficile da permettersi.

Come far giocare un talento che non pressa in un calcio dove chi non corre perde? Dove la fatica e l’impegno sono diventate la nuova moneta del campo? Il ruolo del “fantasista” puro sembra aver perso terreno, sostituito da centrocampisti più duttili e polivalenti. Non è solo questione di tecnica o fantasia: è una trasformazione che riflette le esigenze di un calcio sempre più moderno, veloce e aggressivo. Forse, oggi più che mai, serve una nuova definizione di creatività, che sappia convivere con la corsa e la lotta.

Anche gli schemi hanno voltato pagina: il 4-2-3-1 che coccolava il 10 è sparito in tante squadre. Ora va di moda il 4-3-3 con mezzali alla Jude Bellingham, o il 3-5-2 dove l’estro viene spezzettato tra esterni iperattivi e punte “false”. Niente più regista offensivo. Il genio è stato decentralizzato.

I “nuovi” 10? Ce ne sono ancora, ma devono adattarsi. Florian Wirtz è uno che ha il tocco da artista ma corre come un mediano. E poi c’è Messi, che è l’ultimo dei maghi liberi. L’Argentina lo lascia vagare e creare, come si faceva una volta.

In fondo, il 10 non è morto. È stato solo ridisegnato. Oggi porta il numero 8 sulle spalle, parte da sinistra o si nasconde dietro un pressing feroce. Ma quella scintilla che un tempo accendeva il campo, quel lampo di genio capace di fermare il tempo, forse l’abbiamo un po’ smorzata. Yamal, giovane stella del Barcellona, ha pubblicato una storia sul suo profilo Instagram ufficiale con una foto di Maradona che indossa la celebre maglia numero 10 blaugrana. Un indizio sul suo possibile numero di maglia? Forse un segnale che un nuovo “10” sta per nascere.

Resta la speranza che, da qualche parte, un nuovo mago stia già preparando la sua magia, pronto a farci ritrovare quell’incanto perduto.

A cura di Vincenzo Buono

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