A Bologna il suo nome resterà impresso a lungo nella memoria collettiva. È stato Dan Ndoye, con il suo gol contro il Milan nella finale di Coppa Italia, a regalare ai rossoblù un trofeo che mancava da oltre cinquant’anni. Una rete pesantissima, decisiva, che ha chiuso nel migliore dei modi una stagione da sogno per il club emiliano e consacrato definitivamente il talento svizzero.
La sua è una carriera costruita passo dopo passo, senza clamori ma con determinazione. Cresciuto nel settore giovanile del Losanna, Ndoye si è messo in luce già da giovanissimo nella seconda divisione svizzera, segnando 6 gol in 15 partite con la prima squadra. Poi il salto in Ligue 1 con il Nizza, dove ha faticato a trovare la via del gol (una sola rete in 32 presenze), ma ha maturato esperienza in un campionato di alto livello.
Il vero trampolino è arrivato al Basilea, tappa in cui si è guadagnato anche la chiamata della Nazionale maggiore. Infine il Bologna, dove sotto la guida di Thiago Motta prima e Italiano poi, Ndoye ha trovato la sua dimensione. Un percorso fatto di fatica, crescita e riscatto, culminato con una notte di gloria all’Olimpico che l’ha proiettato nell’élite del calcio italiano.
Fonte: Il Mattino
