Da ieri è entrato nel mondo Napoli a tutti gli effetti, ufficialmente un nuovo difensore a disposizione di Conte. Seconda ufficialità del mercato estivo. Ma se la carriera di Luca Marianucci ha avuto una svolta nelle ultime due stagioni la ragione è tutta da ritrovare a
Sesto San Giovanni. Prima di luci e lustrini a Empoli, che hanno portato poi alla chiamata azzurra, cera stata la Serie A, i giorni di lavoro duro per affermarsi prima di fare ritorno alla casa base. «Per me non ci sono mai stati dubbi. Il titolare doveva essere lui sin dall’inizio» racconta Francesco Parravicini, ex Serie A con le maglie di Parma, Atalanta, Siena e Livorno, soprattutto primo allenatore del neo difensore azzurro tra i
“grandi”, in Serie C. Che calciatore ha acquistato il Napoli? “Forte, formato, fisicamente pronto e anche dai piedi educati. Luca ha tutto a disposizione per essere il titolare a Napoli e anche con la nazionale non troppo in là». Arriva in un reparto già rodato. «E sicuramente dovrà imparare, sgomitare, farsi spazio. Ma ci riuscirà, non ho dubbi. Del resto, con me ha fatto proprio così”. In C ci ha messo pochissimo a prendersi la scena.
Inizio in sordina e poi mai più fuori dal campo. “Era arrivato nell’ultimo giorno di mercato per coprire le spalle ai titolari e farsi le ossa in quella categoria – ricorda l’allenatore – ma ci ho messo due giorni a capire cosa fare con lui. Sempre titolare per me, togliendo il posto a un calciatore più anziano che era stato appena acquistato e per la categoria era una garanzia. Non fu facile». Per la sua età? «No, per tutti quelli che c’erano attorno. Fui criticato per la scelta anche nel club, non solo dagli altri calciatori a cui toglieva il posto. Ma avevo ragione e forse nessuno si aspettava la sua esplosione».
Un anno da protagonista in A. «L’ho seguito per tutta la stagione. Ci sentiamo spesso. Mi ringrazia per il coraggio che ho avuto con lui quell’anno ma in realtà è proprio questo che manca in Italia. Non sempre arrivano i calciatori, gli allenatori, i dirigenti più bravi.
Con lui era facile, comunque. La qualità che aveva, tecnica e fisica, significava solo una cosa. Mentalmente era ed è ancora giovane, ha personalità ma la personalità spesso è anche un limite, infatti non nego che ha fatto anche degli errori con noi in quella stagione. Ma ci sta. E in un anno l’ho visto crescere tantissimo. Figurarsi con Conte, poi.
Uno dei migliori al mondo, saprà insegnargli tanto e portarlo in alto. Sia con il club che con l’Italia.”
Fonte: Il Mattino
