Ormai è sempre più Napoli miliardaria, ecco quanto vale l’impatto del Napoli Calcio
Miliardaria, non più milionaria come nella famosa commedia di Eduardo. Non ci sono solo i miliardi che si investono in importanti opere pubbliche (come i 1.200 milioni per la bonifica di Bagnoli-Coroglio). O quelli che si profilano concretamente all’orizzonte per il ricasco dell’America’s Cup del 2027 sulla città (e dintorni). Ci sono anche miliardi che apparentemente «non si vedono» ma esistono e si possono calcolare, sulla base di parametri econometrici altrettanto affidabili (e condivisi, ad esempio, dall’Ocse, l’Organizzazione dei Paesi più sviluppati al mondo).

Parliamo di 1.261.254.160,73 euro, ovvero la misura dell’impatto sociale prodotto dal quarto scudetto del Napoli che, al netto dei costi sostenuti dalla società sportiva, si attesta comunque a circa 1 miliardo. Una cifra enorme, basata anche su indicatori non tangibili, come il «valore della felicità», per stabilire quanto le risorse investite dal Calcio Napoli abbiano generato un beneficio sociale. «Il valore della felicità è un po’ come chiedere ai napoletani: “Sareste stati disposti a pagare per lo scudetto?”. Nella nostra ricerca, fa parte della voce “Miglioramento del benessere e orgoglio collettivo” la cui percentuale, il 56,46%, è la più alta in assoluto», dice Gianluca Calvosa, scrittore napoletano (Il tesoriere, il suo libro più noto) che con il socio Raffaele Nardone, anche lui napoletano, ha fondato Open Economics e curato la ricerca in questione. Dalla quale, come vedremo in dettaglio, emerge un dato su ogni altro: che vincere uno scudetto a Napoli fa bene a tutti.
Il valore di ogni euro investito
Alla società sportiva, ai tifosi, all’economia, alla qualità del vivere civile. Ad esempio, per ogni euro investito nell’ultimo anno dal club presieduto da Aurelio De Laurentiis, i benefìci collettivi si sono quadruplicati, dimostrando che investire nella squadra di calcio alla fine un ritorno sociale lo garantisce. E se il peso turistico, legato esclusivamente all’arrivo di tifosi di altre squadre, è stato modesto, è tutto l’opposto l’impatto per così dire collettivo del successo. Per dirla con Calvosa, «l’impennata di entusiasmo è stata unica in Italia perché da queste parti di scudetti se ne sono vinti finora pochi: della serie, più se ne otterranno, più fatalmente ci si abituerà e dunque calerà la percentuale». Di sicuro, da quel picco di felicità sono derivati anche benefìci indotti in termini di pratica sportiva e di coesione sociale. Ma vediamo i dati nel dettaglio.
Il metodo
Il metodo elaborato e utilizzato da Open Economics per misurare il valore extra-finanziario rispetto alle risorse investite dal Napoli campione d’Italia si chiama Sroi (l’acronimo sta per Social Return on Investment) e viene applicato anche per altre discipline sportive o al di fuori dello sport. Valuta il valore extra-finanziario (sociale, ambientale, ecc.) di un’attività o di un progetto, rapportandolo ai costi degli investimenti. Si tratta di un metodo per misurare l’impatto sociale e quantificarne il valore in termini economici, consentendo di comprendere meglio come le risorse investite abbiano generato un beneficio sociale. Nel caso dello scudetto del Napoli lo Sroi è 4,13: vuol dire, come già anticipato, che per ogni euro investito, i benefici per la collettività si sono quadruplicati. Nel caso del Napoli di De Laurentiis, l’investimento è stato di 305 milioni di euro (ovvero i costi relativi ad acquisti, salari lordi e gestione) per cui i benefici totali superano il miliardo e 260 milioni.
Una spinta formidabile
Al netto, detratti cioè questi 305 milioni, si arriva a quasi un miliardo, per la precisione 956.744.150,73 euro. I benefìci per i tifosi, come detto, valgono il 56,45% del totale: nel dettaglio, il 17,64% misura il «miglioramento del benessere e l’orgoglio collettivo», il 38,81% i consumi dei tifosi. Ma cosa significa in concreto «beneficio del tifoso»? La risposta vale il 40% del totale. E cioè, una spinta formidabile alla pratica sportiva, incrementata dall’effetto emulazione e dunque dalla voglia di muoversi e fare sport, con la diretta conseguenza di un forte risparmio delle spese sanitarie a carico della collettività e anche della criminalità («Non c’è alcun nesso, com’è già stato dimostrato in passato, tra quanto può avvenire dentro e fuori le curve di uno stadio e l’impatto sociale di uno scudetto», puntualizza opportunamente Calvosa). Come si arriva a questo risultato? Si stimano le ore medie dedicate a partite, consumo di tv e giornali in relazione alla «disponibilità a pagare»; tali ore poi vengono moltiplicate per il numero di tifosi in città per un valore medio delle ore mantenendo una svalutazione prudenziale per evitare doppi conteggi. I benefìci del turismo, infine, valgono appena il 3,46%, sia che si tratti dell’indotto di turisti stranieri che di turisti italiani. «Pochissimi i casi di tifosi che arrivano dall’estero per assistere ad una partita di calcio», conferma Calvosa. Il che rende improponibile qualsiasi eventuale tentativo di paragone con il futuro scenario dell’America’s Cup, sempre in termini di benefìci sociali «parliamo di una manifestazione limitata nel tempo, due mesi al massimo, e già di per sé meta di appassionati che la seguono in tutto il mondo – spiega – L’impatto turistico, in una città che vive di turismo, sarà ben diverso». Fonte: Il Mattino
