Hamsik: “I trofei tatuati addosso; a Napoli la porta è aperta per me. De Bruyne? Io, tre gradini sotto!”

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Marek Hamsik ha presentato alla Terrazza Ramè del Gold Tower LifeStyle Hotel & Spa la partita d’addio che si terrà il 5 luglio allo stadio Tehelné Pole di Bratislava. Due le squadre: la Slovacchia, di cui è stato capitano per anni, e un classico “Resto del mondo”. Marek giocherà un tempo per parte. E ci sarà da emozionarsi, tra nomi che hanno segnato un’epoca: Cavani, Lavezzi, Gargano, Callejon, Reina, Albiol, Behrami, Mertens, Inler, Paolo Cannavaro, Dzemaili, Montervino. Con loro anche Skrtel, Lobotka e Skriniar. Un amarcord lungo una sera, tra sorrisi e lacrime, tra passato e presente. Le sue parole attraverso il CdS:

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«Ho realizzato il mio sogno – ha riassunto Marekiaro – fin da bambino pensavo che sarebbe stato destino. Aver avuto una parte importante della storia del Napoli mi rende orgoglioso, anche senza aver vinto uno scudetto. Ho vissuto il mio sogno, sono rimasto 12 anni fedele a questa maglia, e sono felice che siamo stati noi a vincere il primo trofeo dopo Maradona». Momenti belli, indimenticabili. «Le vittorie, i trofei, quelli alzati: contano solo quelli. Me li sono tatuati addosso, così come il record di presenze. Non ho rimpianti, solo un po’ di rammarico per non aver vinto lo scudetto, ma alla fine ce l’ha fatta il Napoli. E io l’ho vissuto da tifoso». Già, perché Marek è rimasto legato profondamente al club: «Ho parlato col presidente De Laurentiis lo scorso anno, a Napoli ho sempre la porta aperta. In Slovacchia ho impegni familiari, ma tornare in futuro mi piacerebbe».
Tra presente e futuro, inevitabile parlare del centrocampo azzurro. «Mi hanno chiesto un parere su Lobotka prima che lo prendessero: oggi è uno dei più forti al mondo nel suo ruolo. McTominay mi piace molto, è forte fisicamente, bravo di testa, presente in area. Ha feeling con il gol, un po’ mi somiglia e mi ha già superato in termini di gol al primo anno». E sul probabile arrivo di De Bruyne, con il quale, in comune, ha l’amore per la maglia numero 17: «Magari Olivera gliela cederà, ma io ero tre gradini sotto rispetto a un fuoriclasse come lui». Poi un pensiero su chi ha guidato la squadra al quarto scudetto: «Conte è stato fantastico, ha ridato fame al gruppo. Se resterà, il Napoli potrà continuare a crescere. Se arrivasse Allegri, si tratterebbe di un tecnico vincente: sa come si porta a casa uno scudetto». Il giorno dell’addio al calcio intanto s’avvicina. Il 5 luglio sarà anche l’occasione per chiudere un cerchio: «Non saprei cosa dire a chi ora veste la maglia del Napoli, solo di godersi ogni secondo. Rimanere nei cuori dei napoletani è un onore che non ha prezzo».
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