Intervista a Naeem Ryan tifoso azzurro a Gaza, che ha un sogno da realizzare
Naeem Ryan: «Ho potuto festeggiare solo sui social, vorrei vedere una partita al Maradona»
«Spero di sopravvivere a questa guerra e che finisca presto senza perdere altri membri della mia famiglia. Prego Dio che mi aiuti a realizzare il mio sogno di venire a Napoli». Saluta così Naeem Ryan, 27 anni da Gaza. Il giovane sulla sua pelle sta subendo gli orrori della guerra scaturita dal massacro di Hamas del 7 ottobre. Lavorava come contabile in un centro commerciale ora distrutto, è stato più volte sfollato. Ma in tutti questi mesi di guerra ha continuato a inseguire il suo sogno e coltivare la sua passione per il Napoli.
«Tifo Napoli – spiega Naeem – fin da quando ero bambino, ero innamorato di Hamsik, e durante la guerra, anche sotto i bombardamenti e da sfollato, non mi sono perso nessuna partita. I miei amici mi prendevano sempre in giro perché vedevo le partite nelle peggiori condizioni e perché ero l’unico a tifare Napoli. Ho il sogno di visitare Napoli, mangiare la pizza e assistere a una partita nel Maradona». Le difficoltà anche di comunicazione sono enormi, Naeem non riesce neanche a mandare messaggi o foto.
Come fai a seguire le partite? Sei riuscito a vedere la partita venerdì scorso?
«È davvero difficile. Qui non c’è quasi mai elettricità, ricorrevo alla batteria dell’auto per far funzionare la televisione o il cellulare solo durante la gara e poi ricaricavo la batteria utilizzando la cella solare del vicino. Ma la batteria si è rotta e non avevo niente per la partita di venerdì. Ho fatto l’impossibile. Sono andato a casa di mio cugino nel cuore della notte, sotto i bombardamenti, con gli aerei che volteggiavano sopra la mia testa, in un’atmosfera carica di paura e ansia. Ho guardato la partita a casa sua perché aveva una batteria. È stata un’atmosfera bellissima durante la quale ho festeggiato la vittoria del titolo con i miei cugini, ma ero affamato perché non c’era né pane né cibo a disposizione».
Come hai festeggiato la vittoria?
«A causa della situazione di sicurezza, non ho potuto festeggiare come fanno i napoletani, non potevo uscire in strada di sera per paura di essere preso di mira dagli aerei di occupazione. Ho potuto festeggiare solo sui social».
Cosa pensi del Napoli in questa stagione?
«La prestazione è stata molto buona, soprattutto in difesa e a centrocampo, ma non mi fido del portiere e nemmeno dell’attacco. Spero che Ter Stegen venga da Barcellona. Abbiamo bisogno anche di attaccanti perché Lukaku non è un attaccante come Victor Osimhen, Cavani, Higuain o anche Mertens».
Come è ora la tua situazione a Gaza?
«È davvero brutta. I bombardamenti sono continui, ogni minuto e ovunque. Quando il Napoli ha vinto il campionato, in un bombardamento delle forze di occupazione è morto il genero di mio zio e questi è rimasto ferito, è ancora in terapia intensiva. La situazione degli aiuti è pessima, sono entrati pochi camion di farina e di aiuti con solo una piccola quantità per un giorno, il che ha scatenato conflitti e caos in termini di sicurezza tra la gente, pronta a tutto pur di procurare cibo alle proprie famiglie. Negli ultimi giorni la carestia è peggiorata. Io sono stato picchiato e insultato mentre cercavo di procurarmi del pane per la mia famiglia che non era sufficiente neanche per una persona sola».
Cosa speri per il tuo futuro?
«Spero che qualcuno possa aiutarmi a ottenere una di quelle borse di studio offerte da associazioni italiane, mi sono già iscritto ad alcune e ho già iniziato un corso di italiano, che è il primo passo. È l’unico modo per salvarmi e l’unica speranza per poter lasciare Gaza e raggiungere l’Italia. Le autorità di Napoli mi hanno già promesso un aiuto, speriamo di poter venire».
Fonte: Il Mattino
