Dal Baseball al Cholito Simeone: ecco perché gli sportivi festeggiano con il sigaro

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La vittoria alle spalle, il fumo davanti. Quante volte avete visto uno sportivo festeggiare i propri successi con un sigaro in bocca? Una abitudine che si è cristallizzata nel tempo, importata dagli Stati Uniti e divenuta poi iconica anche da queste parti.

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In Italia, nell’ultima stagione, l’abbiamo vista due volte almeno: Sergio Conceicao porta il sigaro negli spogliatoi lo scorso gennaio per celebrare – con anche balletto annesso – il trionfo del Milan in Supercoppa ai danni dell’Inter. Ieri, invece, tra le strade di Napoli il fumo dei sigari della vittoria si confondeva con i fumogeni dei tifosi per la grande festa del Lungomare.
Ma da dove nasce il “sigaro della vittoria”?
Non è chiaro quale sia il primo sportivo ad aver acceso un sigaro per celebrare un trionfo sportivo.
Ma, secondo i bene informati, la prima volta è stata in Alabama, negli anni ’50. Lì la locale squadra di baseball aveva l’abitudine di fumare i primi sigari “moderni” al termine di una vittoria. Preferendolo alle sigarette che andavano per la maggiore. Una usanza evidentemente mutuata altrove. E diventata iconica grazie a un personaggio che cambierà la storia dello sport mondiale.

A renderlo un gesto immortale è stato Arnold Jacob Auerbach, detto Red. L’uomo che ha contribuito alla costruzione della moderna NBA. Prima giocatore, poi allenatore, infine presidente dei gloriosi Boston Celtics che con lui alla guida e in campo Bill Russell vinsero tutto.

9 titoli da allenatore, 6 da GM, uno da presidente. Quando capiva che la partita era ormai vinta, Auerbach accendeva il suo sigaro in panchina, pur con ancora minuti da giocare. «Vincere di 25 o di 30 non mi interessava. Se la partita era finita, mi accendevo un bel sigaro e mi rilassavo».

Quel gesto fece in poco tempo il giro degli Stati Uniti diventando icona. E a ogni vittoria del titolo, i Celtics portavano quei sigari fin dentro gli spogliatoi. Al termine della sua carriera, dopo il suo ritiro, al Boston Garden (il palazzetto dello sport casa dei Celtics) introdussero il divieto di fumo. «Ho fatto in tempo a andare via» scherzerà anni più tardi Auerbach.
Per qualche anno l’usanza del sigaro si perse anche in Nba. A nessuno stavano simpatici quei Celtics vinci-tutto. Ma fu riportata in auge dal più grande di tutti. Per ogni titolo vinto, Michael Jordan si mostrò a stampa e fotografi con immancabile sigaro della vittoria.
E MJ fu esempio per tutta la successiva generazione: Kobe Bryant, LeBron James, Steph Curry. Tutti i più grandi degli ultimi anni lo hanno imitato. E l’usanza ha superato i limiti del basket, approdando al baseball, il football americano, persino al golf.
Il primo fu Marcello Lippi. Non solo dopo le vittorie, ma quel sigaro tenuto stretta al fischio finale della finale Mondiale 2006 ha fatto la storia.
Negli ultimi anni, tutti lo hanno imitato: Pep Guardiola, Carlo Ancelotti che si diverte con i suoi ragazzi tra una Liga e una Champions vinta, il Milan di Pioli nel 2022 e anche il Napoli stavolta, con Conte, Anguissa, Lukaku, tutti alle prese con il sigaro della vittoria.
Nella festa sul bus scoperto di lunedì al lungomare, anche Giovanni Simeone ha voluto tracciare un pezzo di storia.

Il Cholito, con sigaro alla bocca, ha voluto ricreare l’iconica foto dell’idolo Diego Armando Maradona. Ha immediatamente fatto il giro dei social facendo impazzire i napoletani.

Fonte: Il Mattino 

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