E’ scandalo in Argentina, il processo per la morte di Maradona si ferma, ecco perchè

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A due mesi dall’inizio, il processo per la morte di Diego Armando Maradona, che vede imputate più persone, dai medici agli infermieri che lo avrebbero assistito, si ferma, ed è scandalo in Argentina, come racconta Il Mattino.

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La decisione sarà ufficializzata domani, quando nell’aula della terza sezione penale del tribunale di San Isidro riprenderà il processo sulla morte di Maradona. L’udienza potrebbe durare pochi minuti, il tempo necessario per decretarne la chiusura. È cominciato l’11 marzo, a quattro anni e mezzo dalla morte di Diego, avvenuta il 25 novembre 2020.

Tra poche ore non è attesa la sentenza ma la decisione di sospendere il processo per una grave irregolarità denunciata non soltanto da alcuni avvocati ma anche dei pm che hanno indagato su questo caso. Un giudice, Julieta Makintach, ha fatto entrare in aula una troupe televisiva incaricata da una società televisiva, di cui sarebbe titolare suo fratello, di realizzare un documentario sul procedimento che vede imputati per omicidio con dolo eventuale sette tra medici e infermieri.
Non ci sono più dubbi, dopo che sono state trovate e diffuse su alcuni siti argentini le immagini, recuperate nel corso delle perquisizioni di giovedì scorso disposte dai procuratori Carolina Asprella, Cecilia Chaieb e José Amallo. Il giudice Makintach – senza l’autorizzazione degli imputati e dei familiari di Maradona, apparentemente senza informare i colleghi del collegio – ha consentito che venissero effettuate le riprese nella prima udienza, quando furono mostrate le drammatiche immagini di Diego morto sul letto dell’appartamento dove viveva dopo l’operazione al cervello. I filmati sono stati girati in vari luoghi della terza sezione penale del tribunale di San Isidro e in alcuni compare la dottoressa Makintach che parla di questo processo, molto impegnativo da un punto di vista giudiziario e mediatico, e della sua storia professionale.

In aula il cameraman ha ripreso non soltanto il giudice adesso sotto accusa ma anche l’avvocato Fernando Burlando e le sue assistite, Dalma e Gianinna Maradona, figlie di Diego e Claudia Villafane. Domani è il giorno della verità. È fortemente improbabile che il processo prosegua, perché i legali continueranno a contestare i comportamenti del giudice, che all’inizio del processo dispose l’allontanamento dell’avvocato Rodolto Baqué, che difende un’infermiera rinviata a giudizio, senza chiarire bene le ragioni. Per la dottoressa Makintach si profila un processo penale con l’accusa di abuso di ufficio, ma il riflesso più grave della vicenda è l’interruzione di un processo che era partito a quattro anni e mezzo dalla morte di Maradona.
Quanto tempo ci vorrebbe per formare un nuovo collegio? L’avvocato Burlando ha dichiarato: «Chiederò di mettere tecnicamente in stato d’accusa Makintach e gli altri due giudici Maximiliano Savarino e Veronica Di Tommaso. In un’aula di tribunale piccola come quella dove si sta svolgendo il processo tutti sanno cosa sta facendo l’altro. È molto improbabile che ignorassero che la collega si stesse comportando in questo modo. E la stessa cosa è successa quando le hanno assegnato la presidenza. Queste manovre mi rendono molto sospettoso, considerando la delicatezza del processo: non si può continuare con questi giudici, è una violenza nei confronti della famiglia di Maradona che attende giustizia per Diego».
E Mariano Baudry, legale del figlio più piccolo di Maradona, Diego Fernando, ha dichiarato: «Questo è il più grande scandalo giudiziario che la provincia di Buenos Aires abbia mai vissuto. Non siamo ancora riusciti ad accedere agli atti nonostante io abbia denunciato questo caso». I legali dei sette indagati (l’ottavo, una infermiera, ha chiesto lo stralcio della sua posizione) non accetteranno domani la possibilità della sostituzione di un giudice per fare in modo che il processo non sia sospeso.
La posizione più delicata è quella del neurochirurgo Luque e della psichiatra Cosachov, ritenuti dai pm i coordinatori dell’équipe sanitaria che avrebbe dovuto assistere Maradona dopo l’operazione alla testa per un edema subdurale, peraltro ritenuta non necessaria da alcuni specialisti della clinica Olivos. Gli stessi che sconsigliarono il ricovero a casa, indicando una struttura. Ma l’autorizzazione scritta per il trasferimento in quell’appartamento dove Diego sarebbe morto la diede la figlia Jana. Domani un altro colpo di scena, anzi un altro colpo basso per chi aspetta la verità sugli ultimi drammatici giorni di Maradona”.
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