Doveva succedere. È successo. E nel modo più commovente: vincendo l’ultima partita al Maradona! Totò ci ha insegnato che davanti alla morte siamo tutti uguali, ricchi e poveri, spazzini e aristocratici. Questo scudetto ci ha resi uguali nella vita! Abbiamo inseguito la scaramanzia del mister: «Non mostrate le bandiere col numero 4». Fatto! E c’è chi ha esagerato: ha coperto il numero sulla targa dell’auto, o il civico di casa sua. Mi ha detto un amico che la zia ha compiuto 40 anni il giorno prima della partita, ma sulla torta ha trovato solo lo zero. E ha protestato: «Porta male». Risposta: «Non pensare a te, pensa al Napoli». Oggi festeggia la città e, con lei, tutto il mondo. Perché noi siamo dappertutto! Sul pianeta Terra ci sono 35 milioni di tifosi del Napoli e 120 milioni di simpatizzanti: Sud America, Europa, Cina! Siamo entrati nella Storia, e pure int’a geografia. È stato uno scudetto sudato, ma è nelle difficoltà che emergono i campioni. E noi lo siamo.
Campioni di vita e d’amore
Alcune frasi di Conte sono diventate iconiche: «Abbiamo l’osso in bocca e non dobbiamo mollarlo»; «andiamoci a prendere lo scudetto»; «la Storia si scrive». E noi, con l’osso in bocca e una penna tra le mani siamo andati e la Storia l’abbiamo scritta. Ora, ci piacerebbe riscriverla… e fare anche un po’ di fotocopie! I nostri eroi li conosciamo: De Laurentis, Conte, i calciatori, con una menzione speciale per McTominay. Abbiamo vinto perché siamo un popolo che non si arrende. E ha un’arma in più, l’ironia: solo noi potevamo mettere la statuetta di Pedro sul presepe. San Giuseppe l’ha visto e ha detto: «E chist’ chi è?». E o Bambeniello: «Un re magio». San Giuseppe: «Sì, ma gli altri tre t’hanno dato oro incenso e mirra. Chist ch’ha purtato?»; «‘O pareggio e ll’Intèr!». Perciò, forse, in questo momento storico vinciamo sul campo e nella vita; perché non solo siamo ironici ma, quando vogliamo, siamo campioni d’amore!
Fonte: Il Mattino
