Da fermare nel più classico dei fotogrammi, quel gol di McTominay, una mezza rovesciata da immortalare, poi Big Rom, come solo lui sa fare: in progressione, lasciando gli altri a guardare. E poi, alle 22.48, il triplice fischio finale. Scrive Il CdS: “Napule è. È campione d’Italia, ma è in cima al mondo: la vittoria decisiva contro il Cagliari, per 2-0, arriva alle 22.48 e 10 secondi. Dieci come Diego. E il Maradona canta, piange, esplode, impazzisce di gioia. Una felicità spontanea, mascherata dalla paura per una settimana dopo i brividi gelati di Parma, e dunque esagerata per uno scudetto mai scontato e sempre in bilico fino all’ultima giornata. Questa volta è stata una maratona estenuante, un testa a testa straordinario con un’Inter irriducibile e un Napoli indomabile. Finale: 82 punti a 81. Antonio Conte è la cometa, è l’uomo della stella: decimo scudetto tra quelli conquistati in campo (5) e in panchina (5), superati Trapattoni e Capello (9). Un capolavoro vero, assoluto, il più grande della sua carriera per come è nato – tra le macerie -, cresciuto – perdendo Kvara e uomini in serie – e sbocciato.”
