Il pagellone de Il Mattino – Conte 10 e lode, subito dopo McT, poi…
Da Il Mattino: Lo scudetto dalle mille facce. Quello di Spalletti aveva il volto di Kvara e Osimhen, questa è una pattuglia di eroi a cui all’inizio nessuno dava un euro. Iniziamo dalle rinascite: quelle di Di Lorenzo e Rrhamani, finiti del tritacarne e determinati come non mai a voler dimostrare a tutti di che pasta fossero fatti. E le conferme di Politano e Lobotka, su dimensioni folli per continuità e qualità di rendimento. Il sorpresone è stato McTominay: devastante, come pochi al primo anno in serie A. Un talento, non solo muscoli. Il momento chiave della stagione è stato lo scontro diretto con l’Inter, subito dopo la caduta di Como: lì, il calcio regala un eroe per caso, Billing, uno di quelli arrivati nel mischione di gennaio e l’unico ad essere preso in considerazione da Conte. Senza quell’1-1 il Napoli avrebbe mollato. Lo scudetto più bello, perché il più inatteso, il più combattuto. La rabbia per il rigore negato a Parma è stata tenuta a bada, proprio per l’avvicinarsi del traguardo. E poi il ritorno deitifosi:19 sold out al Maradona. Fin dalla prima gara.
Antonio Conte 10
Con lode. Dieci e lode. È il grandissimo artefice di questo scudetto. L’uomo che ci ha creduto dal primo momento ,l’uomo che ha preteso di costruire una squadra tosta, fisica, di grande gamba, di grandissima intensità. Il fuoriclasse che ha conquistato la sua “stella” personale, il decimo scudetto. Ha fatto la differenza anche qui, subito, al primo tentativo. C’è il suo volto in questo quarto scudetto del Napoli, quello di Antonio Conte. L’atto di vero realismo è stato comprendere e accettare che non poteva esistere un solo Napoli, quello del con il 3-5-2 con cui inizia la stagione. Arriva McTominay e dopo 15 giorni di ambientamento arriva con la Juventus il 4-3-3 della svolta iniziale. Non si fossilizza, non si innamora di se stesso e delle sue idee. Fa il sarto, il Giorgio Armani della serie A: quello ha, quello disegna. Ogni abito, calza a pennello. Dal 4-4-2al 3-5-2.Dopo la partenza di Kvaratskhelia che lo ha imbufalito per via del mancato arrivo del sostituto, non ha creato un alibi alla squadra. L’adattamento anche caratteriale di Antonio è stato immediato. Poi, ovvio, qualche momento lo ha avuto. Ma niente a che vedere con il suo passato. In questa stagione non ha mai accettato la schiavitù dei dogmi, neppure dei propri: ha fatto «di necessità virtù». Ha vinto di corto muso tante gare, ha perso punti anche nel finale (come all’Olimpico con Roma e Lazio). È caduto (Verona, Lazio al Maradona, Como, Venezia) e si è rialzato. Come dopo il 2-2 con il Genoa che sembrava, per molti, il capolinea dei sogni. Alla faccia di esteti ed estetisti. Viva Conte
Meret 7,5
Un rendimento altissimo, decisivo a Parma ma anche con il Milan. Qualche errore, come col Genoa: ha giocato con il contatto in scadenza. E non è una cosa banale.
Di Lorenzo 8,5
Il capitano svolge ogni tipo di ruolo. Nasce persino, fa centrale come braccetto, in impostazione fa il play aggiunto, l’incursore box box, il rifinitore. Super
Mazzocchi 6,5
Gioca poco ma ogni volta lo fa valorizzando le sue caratteristiche di grinta e di corsa. Un errore con l’Udinese ed è sommerso di insulti social. Si riscatta subito.
Olivera 7,5
Capacità di adattarsi al ruolo di centrale nelle ultime giornate. Fondamentale. Infaticabile sulla corsia mancina, maestro nelle diagonali.
Spinazzola 7
La sua partita simbolo è quella di Firenze dove, di fatto, diventa un fattore da tre punti. Incerto all’inizio, da febbraio in poi mattone chiave in questo scudetto.
Rrahmani 8
Sbaglia una sola partita, quella di Como con quello sciagurato autogol. Prima e dopo una stagione da grandissimo capitano aggiunto. Non salta una gara.
Buongiorno 8
Tanta sfortuna, troppi infortuni. Ma quando c’è stato, a3 o4,hamarcato una differenza che solo i grandissimi possono stabilire. Prestazioni altisonanti, da top europeo.
Juan Jesus 7,5
Il grande riscatto. Uno dei simboli del disastro della scorsa stagione, non si è mai tirato indietro, senza commettere un errore, con poche sbavature.
Anguissa 7,5
Incostante. Capisce quanto sia un fattore determinante, proprio nei giorni in cui non gira. Nella catena di destra con Di Lorenzo e Politano è decisivo.
Billing 6,5
La sua rete contro l’Inter è lo slide door di questa stagione. C’è poco da fare. Gigante dal piede non educatissimo, ma funzionale al mutuo soccorso finale.
Lobotka 8,5
Il regista, la mente. La sua capacità di andare sul corto e sul lungo, la scelta dei tempi di gioco necessari, la sua protezione della palla ormai viene studiata ovunque.
Gilmour 6,5
Nelle circostanze in cui è stato chiamato a sostituire lo slovacco ha alternato cose di buon livello, come ad esempio la capacità di smistare la palla sul breve.
McTominay 9,5
Sublime Ha deliziato con la sua qualità ma con giocate essenziali. Si è messo sulle spalle la squadra. Sempre. Gol e assist. Il migliore della serie A.
Politano 8,5
Esterno d’attacco, quinto a destra, all’occorrenza anche terzino. Giocatore che vede la porta, che sa servire assist. In calo nel finale, ma da incorniciare.
Neres 7
Con l’addio di Kvara diventa l’uomo sul quale si poggiano le speranze di estro ed imprevedibilità. Il meglio dà vice Kvara, non quando ne ha preso il posto. Pesano gli infortuni.
Simeone 6
Due le immagini: la grinta quasi a mangiarsi il pallone quando il Napoli doveva difendere il vantaggio contro la Juventus e quel pallone sprecato a Venezia
Raspadori 8
I gol non si contano. Si pesano: decisivo con il Venezia, Lazio Fiorentina, Lecce e Genoa. Non briciole per uno che ha giocato solo nelle emergenze, senza mai tirarsi indietro.
Lukaku 8
Gol e assist. Ha spalancato le praterie per altri. Certo, in qualche notte non ha risposto all’appello, ma i geni sono così. Conte ha costruito tutto intorno a lui.
Scuffet 6,5
Arriva a gennaio, gioca a Bologna avvertito solo qualche istante prima del ko di Meret. E diventa determinante quando nel secondo tempo aiuta a respingere l’assalto degli uomini di Italiano.
Rafa Marin 5,5
Sembrava avere le stigmate del potenziale crack ma le premesse vengono subito disattese. Avrebbe bisogno di giocare con continuità in una squadra con obiettivi meno importanti, mostra tutti i suoi limiti in fase di possesso e posizionamento. Ci sono qualità importanti dal punto di vista strutturale ma è un giocatore da affinare.
Okafor 5,5
Arrivato come uno scarto del Milan e del Lipsia, si è visto pochissimo al netto dell’impegno profuso per trovare la migliore condizione. Per far vedere che era in forma, ha mostrato le sue foto a petto nudo. Ma non sono bastate.
Ngonge 5,5
Non lascia mai un segno tangibile della sua presenza.
Kvaratskhelia 4
Quando ha capito di essere arrivato al capolinea, stufo del mancato rinnovo, ha iniziato a tirare i remi in barca, a fermarsi al primo dolore e a far capire che era meglio lasciarlo andar via perché sarebbe diventato un peso. Poteva gestire meglio la sua partenza. Peccato
