Sombrero e palo per Anguissa in una serata sfortunata

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Il Napoli già nel primo tempo contro il Parma, ieri sera al Tardini, ha sfiorato il vantaggio, con un palo di Anguissa, al termine di una bellissima azione in area, in una serata sfortunata per gli azzurri, come sottolinea il Corriere dello Sport. “Lo show di Anguissa capolavoro sfiorato Il “sombrero” su Leoni e poi il tiro che si stampa sul palo: sarebbe stata una rete da scudetto Tre legni colpiti dal Napoli: il primo è del camerunese, che ieri non si è risparmiato.

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Dopo quello di Bologna, ne stava per fare un altro di assoluta bellezza. Maledetto palo, avrà pensato. Sarebbe stato un eurogol, forse persino più bello di quello del Dall’Ara. Da Bologna a Parma, in effetti, la distanza è minima. Enormi, invece, i chilometri percorsi da Franck Anguissa, che aveva cominciato la partita con la bussola fuori fase, ma s’è rimesso in carreggiata come un diesel, lentamente ma inesorabilmente, facendo svolazzare quella folta chioma che ormai è un’icona, provando a prendere per mano un centrocampo che stavolta ha faticato. Gilmour non è riuscito a raccogliere l’eredità di Lobotka, e McTominay, frenato da una settimana complicata dal punto di vista fisico, ha faticato a trovare la sua solita brillantezza.
Al netto della traversa colpita dallo scozzese – con deviazione di Suzuki – e quella scheggiata da Politano, il festival dei legni azzurri era cominciato proprio con lui, con il camerunese. E quello di Franck sarebbe stato un gol spaziale, alla Ronaldinho. Lui che, con tutta probabilità, mezzi tecnici alla pari del Gaucho non li ha – e non s’offenderà – ma che in quel momento ha tirato fuori dal cilindro una giocata d’altri tempi. Il sombrero su Leoni, nell’unico errore del 18enne prodigio, che per il resto ha annullato Lukaku con sorprendente maturità. Poi il sinistro al volo, da posizione impossibile, in equilibrio precario, quasi in sforbiciata, per provare l’impossibile. Il palo, però, ha strozzato l’urlo in gola a tutto il Tardini con la sciarpa azzurra. Sarebbe stata una gioia clamorosa, un’istantanea da scolpire nella memoria.
Quella di Anguissa è stata la prima fiammata in una serata sciagurata, sfortunata, nata male e finita con un pareggio che sembrava una condanna e si è trasformato, nel finale, in una liberazione. È rimasto in campo fino alla fine, crescendo nel suo apporto difensivo, aumentando la pressione, alzando i giri quando molti rallentavano, gettandosi su ogni pallone come fosse l’ultimo. Un soldato che non si risparmia, un uomo che non alza la voce ma si fa sentire. Conte ha ruotato tutti attorno a lui: dentro Neres e Billing, fuori Gilmour e Raspadori. Ma lui è rimasto lì, al centro della scena, lucido anche nei momenti più tesi. Quando al 70’ c’è stata una punizione dal limite, si è avvicinato, ha ascoltato, ha suggerito, poi si è fatto da parte, lasciando spazio a McTominay e Billing, consapevole delle loro qualità. Ed è arrivata un’altra traversa, ancora maledetta, stavolta quella dello scozzese. Alla fine, Franck era stremato, come tutti gli altri con la maglia azzurra. Ma non ha perso la testa, nemmeno quando Oriali ha protestato con l’arbitro Doveri o quando, dopo il 2-2 della Lazio a San Siro, le panchine si sono accese. È stato il paciere, l’equilibratore, la mente fredda in mezzo al caos. Zen nel finale, quando le notizie da Milano si rincorrevano di bocca in bocca, finché non è arrivata la certezza del 2-2 tra Inter e Lazio. Il Napoli, a quel punto, ha potuto respirare. Un pareggio che rischiava di diventare uno psicodramma, e invece ha assunto il sapore di una liberazione, di un dolce inatteso. Una torta che aspettava solo la ciliegina, rimandata – se possibile – all’ultima col Cagliari”.
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