Parma–Napoli: il rumore dei legni, l’urlo strozzato e il sogno che resiste
È finita 0-0, eppure è sembrata una battaglia epica. Una di quelle partite in cui il pallone pesa come il destino e ogni secondo si dilata in eternità. Una notte sospesa tra l’attesa e la speranza, tra le urla del Tardini e le vibrazioni che arrivavano da San Siro. Il Napoli non vince, ma resta in vetta. E oggi, quel punto vale come un abbraccio stretto alla gloria.
Tre legni colpiti, un rigore assegnato e poi tolto, due allenatori espulsi, oltre 20.000 anime sugli spalti. Tutto questo è stato Parma–Napoli. E molto di più. È stata una corsa a perdifiato verso lo scudetto, una notte di sussulti e silenzi, con l’Inter che pareggia contro la Lazio e tiene Conte a +1, a novanta minuti dal traguardo.
Il Napoli danza, ma non sfonda
Gli azzurri ci hanno provato in ogni modo. Hanno costruito con pazienza, accelerato quando serviva, e sono stati traditi dalla dea bendata. Anguissa ha colpito un palo interno dopo un sombrero da stropicciarsi gli occhi. Politano ha accarezzato la traversa. McTominay ha scagliato una punizione perfetta, sventata solo dal volo felino di Suzuki e dalla traversa.
Il Napoli ha giocato. Il Napoli ha sofferto. Il Napoli ha dominato, ma il gol non è mai arrivato. E mentre il cronometro scorreva, lo sguardo correva verso Milano, dove la Lazio impattava contro l’Inter. Il boato del Tardini al pari biancoceleste sembrava un gol segnato. Forse, lo era davvero.
Parma resiste, Meret salva, il Var spegne un sogno
Il Parma, con coraggio e ordine, ha resistito. Ha lottato per una salvezza non ancora certa, graffiando in contropiede e trovando in Sohm e Bonny due spine nel fianco della difesa partenopea. Ma Meret ha chiuso la porta con la forza e la serenità di chi conosce il peso dei sogni.
E poi, il finale: minuto 96, Neres giù in area, rigore per il Napoli. L’urlo si prepara. Ma il Var spegne tutto. Doveri al monitor, il rigore viene tolto. È l’urlo che muore in gola. È il pugno che si chiude, senza colpire.
Conte e Chivu espulsi: la tensione diventa incendio
La tensione esplode anche fuori dal campo. Antonio Conte e Cristian Chivu vengono espulsi in un finale che ha il sapore del dramma greco. Sette minuti di recupero, ma sembrano un secolo. Il Napoli non trova il varco, il Parma si chiude con l’anima. Poi il fischio finale. Ed è come se scoppiasse una diga.
Un punto che pesa come un macigno
Conte esulta, ma non ride. Sa che lo scudetto è ancora lontano, ma più vicino. Sa che questo 0-0 vale. Vale perché l’Inter non ha sorpassato. Vale perché il destino resta nelle mani del Napoli. A separarlo dalla storia, ora, c’è solo il Cagliari. Che oggi si è salvato. E domenica sarà ospite al Maradona.
Il sogno continua. A occhi aperti.
Il Tardini, oggi, ha raccontato una storia senza gol, ma piena di vita. Il Napoli ha stretto i denti e il cuore. Ha tremato, ha sperato, ha ringhiato contro la malasorte. E alla fine è rimasto primo.
Lo scudetto, ora, è a un passo. Ma quel passo dovrà essere perfetto.
A cura di Jo D’Ambrosio


