Paura? Conte non ne ha alla vigilia della partita che può consegnargli il sesto scudetto da allenatore, tra serie A e Premier. Preoccupazione? Neanche o, comunque, la esorcizza con un sorriso. E con la convinzione che qui si è fatto già il massimo. E che oltre il massimo si può ancora andare, come gli ha insegnato uno dei suoi amici più cari, Giampiero Ventrone, il marine, il preparatore atletico che incrociò vent’anni fa alla Juve e che gli raccontava i giorni di Maradona. Gli dedicherà un pensiero, nel caso. Stasera a Parma il Napoli può fare la storia, se da Inter-Lazio arriverà la notizia più attesa, quella di una caduta dei nerazzurri. Altrimenti, si dovrà aspettare l’ultimo atto di giovedì 22 o lo spareggio di domenica 25.
In questi giorni, dopo la rimonta subita contro il Genoa, Conte ha verificato le sue certezze nello spogliatoio di Castel Volturno. E ha capito che può fidarsi di questi ragazzi con cui ha compiuto un meraviglioso viaggio, annullando le distanze dall’Inter, quelle che sono fatte di punti (-41 nello scorso campionato rispetto ai campioni d’Italia), fatturati, stipendi, valore delle rose. Adesso, con questo gruppo, vuole entrare nella storia del Napoli dopo un campionato batticuore. I precedenti scudetti non erano stati così sofferti, con prestazioni incerte e troppi punti persi per strada. L’Inter non ha saputo chiuderla e la sua rivale era là, capace di non mollare nonostante gli handicap – dagli infortuni alla cessione di Kvara – e anzi di sorpassare i nerazzurri, anche essi limitati dai problemi fisici di alcuni big e condizionati da un calendario intasato. Mai mollare, parole che chissà quante volte saranno riecheggiate a Castel Volturno, soprattutto dopo quelle prestazioni in cui il Napoli non ha dovuto il pieno dominio degli avversari. Ci sono state vittorie sofferte a Monza e Lecce, c’è stato il pareggio col Genoa al Maradona, con difficoltà legate a problemi fisici o a qualche condizionamento psicologico per la pressione dell’Inter.
Stasera il Napoli prenda esempio da Sinner, dalla sua freddezza. Lo avranno visto gli azzurri l’altra sera agli Internazionali. Ha penato nel primo set contro Paul, lo ha incredibilmente perso. Poi è emersa tutta la sua determinazione di vincere e arrivare alla finale. Ecco, gli azzurri tirino fuori stasera tutta la loro personalità contro il Parma, che non è una squadra di giganti perché lotta dalle prime giornate per la salvezza. Nessun braccino corto, per usare un termine tennistico.
Dimostrino che sono lontani tempi dello scudetto perso in albergo con Sarri nel 2018 o della Champions sfumata all’ultima giornata con Gattuso nel 2021: non si facciano schiacciare dalle ansie o dalle responsabilità, chiudano in bellezza questa stagione, in cui l’obiettivo era la Champions. «Lo scudetto non era nella nostra mente» ha ricordato Conte. Nella sua, forse, sì. Perché uno come lui parte sempre per vincere. Ed è questo che chiede stasera a Parma.
