Così è troppo facile fare i dirigenti. Lo slogan serve a inquadrare, e poi passeremo alla spiegazione dettagliata e concreta, cosa sta succedendo – o cosa succede da tempo – nei nostri club. Basta seguire l’attualità e mettere insieme i tasselli del mosaico. Ne abbiamo parlato in passato a proposito dei giocatori, ma adesso la questione si sposta – in maniera solare – a livello di allenatori. Ci avete fatto caso? I due più gettonati – inconfessabili pubblicamente ma confessati nei fatti – sono Antonio Conte e Vincenzo Italiano. Il primo perché, ancora una volta, sta confermando tutte le sue qualità da vincente. Riuscirà a battere l’Inter allo sprint? Lo diranno soltanto le prossime due giornate di campionato, ma non è questo il punto. Comunque vada, ha già ribadito il suo straordinario feeling con il successo, contendendo lo scudetto alla squadra finalista di Champions League. Ma anche il secondo, cioè Italiano, ha dato continuità al suo favoloso percorso di crescita: promozione dalla D alla C con l’Arzingnano Valchiampo, promozione dalla C alla B con il Trapani, promozione dalla B alla A con lo Spezia, fino ad arrivare alla meritatissima conquista della Coppa Italia con il Bologna.
E le intuizioni?

Ora, per arrivare al nocciolo della questione, è proprio il caso di dire che è troppo facile fare i dirigenti – pensate un po’ che intuizione… – se ora Juve e Milan (ma non solo) pensano a loro per affidargli il progetto tecnico. È troppo facile, perché vuol dire farsi guidare dai risultati, dalle evidenze, senza un minimo di fantasia o di coraggio. Perché Conte, per farci capire, era libero anche l’estate scorsa – ha forse atteso inutilmente che Juve e Milan si facessero sotto – ma comunque è stato molto più bravo De Laurentiis che ha individuato nelle sue qualità – pagando il prezzo di un carattere ambizioso e a volte molto faticoso – l’uomo giusto per la risalita. Esattamente quello che ha fatto il Bologna e ha fatto Sartori con Italiano. Lasciando, anche in quel caso, il facile… alla Juve. Già, perché era facile pensare a Thiago Motta, che stava facendo così bene in rossoblù. Facile pensare all’allenatore del momento. Molto più coraggioso, dimostrando visione, sistemare Vincenzo Italiano su quella stessa panchina.
Le scommesse vinte

Un’operazione che sembrava complessa per entrambi. Per il Bologna perché era difficilissimo trovare un sostituto immediatamente all’altezza; ma anche per l’interessato, considerando il rischio che si poteva correre dopo la stagione da Champions di Zirkzee e Calafiori, tra l’altro in partenza. La questione, che parte da Conte e Italiano, potrebbe tra l’altro suggerire una riflessione. Non sarebbe il caso, considerando il valore di certe intuizioni preventive, fissare e istituzionalizzare una bella clausola di rescissione nel caso di società pronte a bussare dopo le loro performance? Perché, è vero, i contratti non possono essere risolti autonomamente, ma si sa che tenere qualcuno scontento non è mai una grande idea. E allora, invece di costringere i club ad affrontare un braccio di ferro, meglio – patti chiari… – fissare un paletto. Vuoi Conte? Vuoi Italiano? Questo è il prezzo da pagare, magari parametrato all’ultimo ingaggio, senza scatenare così troppi risentimenti e farsi dei nemici.
La visione

Ma, dicevamo, questa della clausola è una questione laterale. Quello che colpisce è, a volte, la capacità di confondere il semplice col facile. Finendo per guardare semplicemente la classifica – Thiago Motta ieri, Conte e Italiano oggi – invece di scrutare l’orizzonte. Di immaginare l’uomo giusto al posto giusto con lungimiranza. Non tutti, per la verità, sono così. Perché abbiamo detto di Sartori, che ha infilato Thiago Motta e Italiano a distanza di un anno. Perché a De Laurentiis va dato atto di aver puntato su Sarri, con la benedizione dell’Empoli, e di aver scelto Spalletti e Conte reduci da un lungo stop e dunque su piazza, alla portata di tutti. O a Marotta di aver creduto in Simone Inzaghi reduce da un sesto posto con la Lazio. Ora che sono fermi Allegri, Sarri, Mancini, o ci sarebbero allenatori da valorizzare – antipatico fare nomi per non scontentare gli altri – le idee invece più facili sono due: e se prendessimo Conte o Italiano? Beh come dicevamo, così è troppo facile fare i dirigenti.
