Lettera di un tifoso – Quando il tifo non è solo fanatismo!

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Domenica 18 maggio 2025. Ennio Tardini di Parma. Una partita che, a prima vista, potrebbe sembrare solo un incrocio di fine stagione. Ma se ti fermi, osservi, ascolti, capisci che dentro Parma-Napoli c’è qualcosa che va oltre il punteggio, oltre la classifica, oltre il calcio giocato.

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Non serve essere tifosi per sentirla. Basta essere vivi, presenti. Basta sapere che anche nello sport, come nella vita, ci sono momenti che non tornano più. E questo è uno di quelli.

Il Napoli arriva a Parma da primo in classifica, con l’Inter a un solo punto di distanza. È in corsa per lo scudetto, ma lo è con la consapevolezza che nulla è scontato, nulla è garantito. Ogni passo sbagliato può essere un rimpianto lungo un’estate intera. Ogni scelta ha il peso di una stagione.

Il Parma, sedicesimo, gioca per salvarsi. Un gol, una vittoria, un pareggio: ogni risultato ha un valore che non si misura solo nei punti, ma in tranquillità futura, in orgoglio cittadino, in opportunità per l’anno che verrà. Perché rimanere in Serie A non è solo sopravvivere: è esistere in un mondo dove ogni partita può cambiare la tua storia.

Non ci sono eroi annunciati. Solo uomini che, per 90 minuti, porteranno sulle spalle una responsabilità più grande di loro: rappresentare una città, una fede, un’identità.

Questa partita sarà decisa dai dettagli. Non per forza dal più forte, ma dal più lucido. Dal più disposto a soffrire. Dal più capace di ignorare il rumore e sentire solo il battito del cuore. Quando il Parma ripartirà in contropiede con le vene scoperte, il Napoli dovrà decidere se farsi male o se restare in piedi. Quando il Napoli cercherà il fraseggio elegante al limite dell’area, il Parma dovrà scegliere se arretrare o mordergli le caviglie. È qui che si giocano le vere sfide: nell’istante in cui scegli chi vuoi essere.

Non c’è poesia nell’obbligo di vincere. Il Napoli, con tutta la pressione che porta, lo sa benissimo. Giocare sapendo che ogni errore potrebbe consegnare lo scudetto all’Inter è un veleno lento. Può farti correre più veloce, o può spezzarti le gambe. La testa pesa più delle gambe in queste giornate.

Dall’altra parte, il Parma ha un vantaggio sottile e velenoso: nessuno si aspetta che vinca. E quando non hai nulla da perdere, puoi diventare pericoloso in modi che il calcio non sa prevedere. Hai il diritto di osare, di sbagliare, di sorprendere.

E poi ci sono le persone. Quelle che non vediamo, ma che sono lì: i raccattapalle che tremano quando il pallone esce, i magazzinieri che hanno stirato le maglie con un nodo alla gola, le famiglie davanti alla TV con il fiato sospeso. È il loro silenzio che pesa, non i decibel dello stadio.

Questa non sarà solo una partita. Sarà una dimostrazione. Di forza, di tenuta mentale, di resistenza emotiva. Sarà la cartina tornasole di ciò che il Napoli è diventato da quando ha vinto il suo ultimo scudetto. Sarà la cartina del Parma che prova a non cadere, che si aggrappa a ogni appoggio, a ogni rimpallo, come a una parete di roccia.

E quando finirà, ci sarà chi piangerà per un gol mancato, chi sorriderà per un punto strappato, chi si chiuderà nello spogliatoio a pensare a cosa poteva andare diversamente. Ma in fondo, è proprio qui che il calcio rivela la sua verità più nuda: puoi prepararti quanto vuoi, puoi studiare, allenarti, pianificare… ma poi c’è sempre quel minuto imprevisto, quel tocco che cambia tutto.

Io non tifo. Non ho maglie da indossare, né inni da cantare. Ma guarderò questa partita con rispetto. Perché dentro Parma-Napoli ci sono due storie che si incrociano, due volontà che si sfidano, due fragilità che si cercano.

E a volte, il calcio è solo questo: uno specchio. Ci vedi dentro la tua fatica, la tua ambizione, il tuo limite. E forse, guardando questa partita, ognuno di noi rivedrà un pezzo di sé.

A cura di Giovanni Mirengo

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