La feroce magia di Conte. Dieci giorni per la verità, sullo scudetto e sul suo destino. È tutto nelle sue mani. E nella sua testa. Dieci giorni: non un minuto di meno. Parma, poi il Cagliari e infine l’incontro con De Laurentiis. E nel mezzo, l’ipotesi di uno spareggio-scudetto da togliere il fiato. Un vertice che ci sarà. Per forza. Un binomio perfetto, Aurelio&Antonio, dove tutti hanno rispetto le promesse fatte.
Poi c’è la faccenda del mercato di gennaio, ma si può passare sopra alla vicenda se la giostra è bella e gira che è un incanto, se ci sono 200 milioni da spendere nel prossimo mercato e carta bianca su come impiegarli. Conte sa cosa dovrà dire, De Laurentiis sa cosa dovrà rispondere. Prima c’è il quarto scudetto, una volata con l’Inter a perdifiato, come raramente in serie A. Perché pensare a cosa ha detto il tecnico azzurro, cosa ammesso o non ha ammesso? Ma a ragione Conte: di quello che farà non importa nulla a nessuno.
Almeno adesso, poi ovvio che interesserà tutti. Visto dal suo punto di vista, è troppo presto per dare risposte definitive: a se stesso, al Napoli e al pubblico. I prossimi giorni saranno i più importanti. Forse della sua carriera. Vincere a Napoli, nel Sud che dal Dopoguerra in poi ha conquistato lo scudetto solo col contagocce, sarebbe l’impresa più bella della sua carriera. Lo pensa, non lo dice. Ma lo dirà. Da uomo del Sud, alla guida della squadra che ormai è simbolo del Sud nel calcio, capace di fronteggiare le superpotenze economiche di Milan, Inter e Juventus. Conte vuole lo scudetto della sua «stella». E questi giorni speciali li vive con la moglie Elisabetta al suo fianco, che ha trascorso anche delle ore in giro per Napoli anche con i De Laurentiis nell’ultimo fine settimana. A testimonianza di un rapporto personale tra Conte e De Laurentiis che non è incrinato. Ma è fatto, come è normale tra un datore di lavoro e un dipendente-manager, anche di qualche incomprensione.
Il piano
De Laurentiis, fino a ieri sera, non ha previsto la sua presenza a Parma. Ha saltato tutte le trasferte quest’anno (tranne quelle a Roma) e farà lo stesso (ma potrebbe cambiare i suoi piani) per la gara in Emilia. Conte lavora in maniera maniacale con la squadra in queste ore: ha mostrato i video del Parma, ha spiegato che in contropiede gli emiliani fanno danni a tutti e che quindi ci vuole attenzione e controllo totale della gara. Dall’inizio alla fine. Vorrebbe aggiungere: controllo anche delle emozioni.
Ma mica è semplice. Le combinazioni (possibili) dicono che alle 22,45 di domenica sera il Napoli potrebbe essere campione d’Italia. Un sogno, certo, ma lo è anche essere arrivati fino a questo punto, da primi in classifica. Nel meccanismo dei giorni frenetici che stiamo vivendo, in cui le voci si accavallano e si attorcigliano in un viluppo inestricabile, colpisce la serenità che Conte sta trasferendo in ogni istante alla squadra: la gara di Parma è l’unica cosa che ha in testa, come neutralizzare la squadra di Chivu che ha bisogno del punticino per la sua salvezza. Che al Napoli non basta. A meno che la Lazio non compia l’impresa contro l’Inter, visto che Baroni (l’eroe dello scudetto del 1990) si gioca il posto in Champions League.
Il clima
Tra mille voci destituite di fondamento che invece spesso sono assurte alla dignità di verità incontestabile, Conte continua ad avere solo il Napoli in testa. In ogni senso. Ha altri due anni di contratto e – diciamolo – neppure lui si immaginava che a questa velocità della luce sarebbe riuscito a portare gli azzurri così in alto. Non vive con ansia l’attesa per queste due partite: aveva avvertito tutti che il duello sarebbe stato all’ultimo sangue. Incredibilmente, ha avuto ragione anche in questo caso.
Il pareggio con il Genoa si è portato dentro un po’ di amarezza. Conte l’ha sta stemperando facendo lavorare la squadra con la solita determinazione. È padrone del destino, perché vincendo con Parma e Cagliari non dovrà preoccuparsi del risultato dell’Inter. Ma è padrone anche del suo destino qui a Napoli.
Fonte: Il Mattino
