Il record che De Laurentiis sta per centrare, percorrendo due strade diverse

Escluse Inter, Milan e Juve, nessuno in Italia ha mai vinto due scudetti nel giro di tre anni. Ci sta riuscendo il Napoli, con squadre, dirigenti e allenatori diversi tra loro e una sola costante...

0

E’ a un passo da un record storico per il calcio italiano. Non stiamo parlando di un grande allenatore o di un campione. Ma di un presidente che tanto ha fatto parlare di sè, a volte per il suo carattere – diciamo così – esuberante, per le sue posizioni non sempre istituzionali, per quella punta di veleno che spesso ha accompagnato le sue parole. Resta il fatto, perché il curriculum non è invece discutibile, che Aurelio De Laurentiis è – come detto – a tre giornate da un primato assoluto nella storia dei campionati italiani. Nessuno ha infatti mai vinto – e un pizzico di scaramanzia ci sta benissimo – due scudetti nel giro di tre anni con un club fuori dal classico giro delle tre grandi: Juve, Inter e Milan. La possibilità di spezzare un’egemonia che si riflette in un altro dato più recente: negli ultimi 20 anni, infatti solo il Napoli ha già piazzato il suo nome nell’albo d’oro tra bianconeri, nerazzurri e rossoneri. Ma, come dicevamo, l’impresa che può riuscire a De Laurentiis è addirittura più complessa, con un respiro più profondo. 

Factory della Comunicazione

Ripetersi è dura

Perché vincere – non si dice così? – è possibile, ma ripetersi è molto, molto, più complicato. Al punto che, come dicevamo negli ultimi 75 anni, dal 1950 a oggi, dopo la tragedia di Superga, nessuno è riuscito a conquistare due scudetti nel giro di tre anni, al di fuori dei soliti noti. E pensare che le squadre potenzialmente in grado di farcela non sono mancate. Dalla Fiorentina, quella del 1956 di Montuori e Rosetta a quella del 1969 di De Sisti e Maraschi. Dal Bologna di Bulgarelli e Pascutti del 1964 al Cagliari di Riva e Cera del 1970. Dalla Lazio, che ha avuto due squadroni, nel 1974 con Chinaglia e Wilson e nel 2000 con i gruppo di Mancini e Nesta. O la Roma, formidabile nei due periodi: nel 1983 con Falcao e Conti e nel 2001 con Totti e Batistuta. E come dimenticare, o non citare, il Torino del 1976 di Graziani e Pulici, il Verona del 1985 di Elkjaer e Di Gennaro, la Sampdoria dei gemelli Vialli e Mancini del 1991?

C’era Diego

Come vedete, stiamo parlando di club storici e di squadre ineguagliabili, che però non sono riuscite a conquistare un secondo trofeo ravvicinato. Il più vicino, nella memoria e nella pratica, è stato il Napoli di Maradona, che però dal 1986 al 1990 si è saputo confermare nel giro di quattro anni e non, come è possibile ora, di tre stagioni. Insomma, se il Napoli riuscisse a mantenere il vantaggio e battere l’Inter allo sprint, fisserebbe un record a suo modo davvero storico, con una trama tra l’altro molto diversa dall’esperienza passata, dei primi due scudetti. Già, perché quella di Ferlaino – un grandissimo presidente – fu un’impresa con un filo conduttore indiscutibile: Diego Armando Maradona. Il calciatore – parere strettamente personale – più forte di tutti i tempi e un artista del pallone ineguagliabile. Un uomo capace di conquistare praticamente da solo un Mondiale: cosa ci può essere di più straordinario?

Squadre diverse

Mentre il Napoli di Ferlaino, dicevamo, si è affidato in entrambe le occasioni al genio di Maradona, quello che colpisce nel percorso del Napoli di questi tre anni è invece la sua capacità di rigenerarsi in condizioni completamente diverse e con protagonisti completamente diversi. A cominciare dall’allenatore: perché Spalletti ha vinto a Napoli l’unico scudetto della sua carriera, mentre Conte sta consolidando la sua fama di vincente, dopo aver conquistato il titolo con Juve e Inter. Puntando così a diventare il primo tecnico, a parte Capello che però si è visto cancellare i suoi trionfi juventini, con tre squadre diverse. Ma non solo allenatori diversi. Perché da due anni fa a questa parte è cambiato anche il direttore sportivo: da Giuntoli a Manna. E sono cambiati tantissimi protagonisti: da Kim a Buongiorno, da Zelinski a McTominay, da Kvara a Neres, da Osimhen a Lukaku.

Futuro azzurro

Si fa fatica a sovrapporre il Napoli di due anni fa a quello di oggi, segno di un lavoro in profondità che sta dando i suoi frutti. Certo, come Conte che ha una invidiabile ossessione per la vittoria, e per questo diventa difficile accontentarlo e stargli dietro, anche De Laurentiis ha una personalità molto forte. E non è facile stare ai suoi ritmi. Ma questo è il prezzo da pagare per restare ad alti livelli. Mai accontentarsi, pensando subito a come riprovarci. Impossibile dire come finiranno queste tre giornate, e se il record verrà centrato, ma di sicuro la storia non si ferma. Con i soldi della Champions e quelli per la cessione di Kvara – perché De Laurentiis ha sempre dimostrato di voler reinvestire – il futuro del Napoli è davvero azzurro.

Fonte: Gazzetta

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.