Di sangue, sudore e gloria si vestono le notti di chi sogna il tricolore.
E quella del “Via del Mare” è stata una di quelle notti da stringere tra i denti.
In un’atmosfera rovente, sotto il cielo salentino che ribolle di tensione e passione, il Napoli di Antonio Conte sbanca Lecce con un 1-0 che profuma di scudetto. Una vittoria sporca, feroce, costruita con i nervi tesi e il cuore in gola, come solo chi sente il destino pulsare nel petto sa fare.
L’ha decisa Jack Raspadori, il ragazzo col viso pulito e il piede velenoso. Una punizione al 24’, carezza e colpo al tempo stesso, che trafigge il silenzio e inchioda il pallone nell’angolo dove Falcone non può arrivare. È il grido che rompe la tensione, è il punto che accende il popolo azzurro, sceso fino in Puglia con la fame dei tempi belli.
Eppure la serata inizia col brivido. Due minuti e Lukaku la mette dentro, ma la bandierina si alza e il VAR conferma: è fuorigioco. Illusione. E caos. Il gioco si ferma per qualche minuto: oggetti lanciati in campo, nervi che saltano, clima da battaglia. Ma il Napoli resta lì, granitico. Morde il campo con un’inedita linea difensiva, reinventata per l’ennesima volta da Conte, che torna nella sua Lecce come generale in terra nemica.
Il Lecce, ferito ma vivo, cerca il colpo. Gaspar stampa sulla traversa il pallone del pareggio, Helgason sfiora la beffa nella ripresa. Ma il Napoli resiste, lotta, serra le fila. È una trincea azzurra quella che si stende davanti a Meret, è spirito, è sacrificio, è voglia disperata di portare a casa questi tre punti che valgono oro.
Alla fine esplode il fischio dell’arbitro, ed è un boato azzurro nel cuore della notte. Il Napoli vola a +6 (in attesa dell’Inter), consolida il primato e si scopre sempre più squadra di Conte: solida, matura, affamata.
Non è stata la vittoria più spettacolare. Ma è stata la più vera. La più tosta. La più pesante.
Perché ci sono partite che non si vincono con il talento, ma con la fame.
E questo Napoli ha una fame che fa paura.
Perché un giorno all’improvviso m’innamorai di te
A cura di Jo D’Ambrosio

