Anche Canè cittadino onorario di Napoli, e a giugno sarà la volta di Mertens

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Anche all’ex campione del Napoli Faustino Canè sarà conferita la cittadinanza di Napoli, come riporta Il Mattino. “«Sono cittadino napoletano da quando sono arrivato a Napoli». E ancora: «Ormai parlo più napoletano che portoghese». Campioni di ieri e di oggi che hanno un legame viscerale con la città. Il primo è Diego Armando Maradona capace di fare miracoli da vivo (due scudetti e una Coppa Uefa tra l’altro) e ancor maggiori da quando non c’è più. Largo De Deo fino a qualche anno fa era una delle piazzette dei Quartieri Spagnoli. Oggi è uno dei luoghi più visitati e ricercati di Napoli. Waze, l’applicazione mobile gratuita di navigazione stradale di proprietà di Google e che conta 34 milioni di utenti, ormai lo ha battezzato Largo Maradona in maniera ufficiale.

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E se nel 2017 Maradona fu insignito della cittadinanza onoraria di Napoli conferitagli da Luigi De Magistris («Nessun popolo mi ha voluto così bene quanto i napoletani» disse el pibe), oggi è stata la volta di Jarbas Faustino Canè, calciatore simbolo del Napoli e figura storica dello sport e dell’integrazione.
La Commissione Sport del Comune di Napoli, presieduta da Gennaro Esposito, ha approvato ieri all’unanimità l’ordine del giorno sul conferimento della cittadinanza onoraria a un «simbolo di integrazione e lotta contro il razzismo – le parole di Gennaro Esposito – È stato il primo allenatore di colore in Italia e rappresenta uno straordinario esempio di coesione sociale, resilienza, amore per Napoli». Al sindaco Gaetano Manfredi ed alla Giunta spetta ora avviare l’iter formale per il conferimento della cittadinanza onoraria, che era stata proposta dalla giornalista Fabiola Conson su Televomero.
Si emoziona e piange Canè, accompagnato dalla moglie e dai suoi figli Ivan e Monica, nella sala di via Verdi dove è avvenuta la cerimonia alla presenza dei consiglieri comunali Alessandra Clemente e Salvatore Guangi, del past presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna, del consigliere delegato allo sport della città Metropolitana Sergio Colella. «Sono fortunato a essere nato a Rio e a essere venuto a Napoli» ha detto Cané.
A giugno sarà la volta di Dries Mertens. Il folletto belga e il Napoli si sono separati nell’estate del 2022 ma il legame con la città e con il popolo napoletano continua a essere fortissimo tanto che non ha mai lasciato la splendida a casa a Palazzo Donn’Anna dove ha vissuto e dove potrebbe trasferirsi al termine della carriera. «Mio figlio si chiama Ciro, un nome tipicamente napoletano – raccontava – Ho trascorso nove anni a Napoli, e lui è nato proprio durante l’ultima stagione. Sapendo che presto me ne sarei andato, ho voluto dargli quel nome per portarmi dietro per sempre un pezzo di quella città. All’inizio mia moglie Kat era un po’ contraria, ma poi ha cambiato idea. Anche lei ha voluto conservare per sempre il ricordo di questa splendida avventura».
E che dire di Luciano Spalletti che il Napoli lo ha tatuato sul braccio. Nella motivazione della sua cittadinanza è evidenziato come l’impresa sportiva della vittoria dello scudetto abbia «contribuito a rafforzare l’immagine, il prestigio e l’identità partenopea». Manfredi petto in fuori nel conferirgli l’onorificenza: «Ha amato, è stato amato, ha vinto. Conferirgli la cittadinanza onoraria, quindi, non è una scelta di forma ma di sostanza». E ancora Rafa Benitez, allenatore del Napoli dal 2013 al 2015, periodo in cui ha vinto la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana nel 2014 cui è stata conferita la cittadinanza sportiva. È stato uno dei primi testimonial globali della città in epoca recente. Nei suoi anni di permanenza ha visitato molti dei beni culturali della Campania, da Pompei alla Reggia di Caserta, dal Palazzo Reale di Napoli al teatro San Carlo e il Cristo Velato.
«Quando ho firmato per il Napoli – raccontò – ho chiesto ai tifosi su internet quali luoghi avrei dovuto visitare e ho una lista di dieci posti. Me ne manca ancora qualcuno ma posso dire che le bellezze di questo territorio mi hanno impressionato». E poi punse: «Bellezze che potrebbero essere meglio valorizzate». Ma al fianco di tanta benevolenza anche una speranza. Che la cittadinanza sia concessa al più presto anche a Vinicio, che sbarcò a Napoli settant’anni fa e – dopo aver chiuso la carriera da allenatore – rimase con l’adorata moglie Flora nella casa di via Manzoni”.
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