Ha giocato nel Napoli (così come nell’Inter) ed è stato compagno di squadra di Roberto D’Aversa, in un Siena che come allenatore in seconda a quei tempi aveva proprio Antonio Conte. Insomma, Francesco Colonnese può vedere e analizzare la sfida al Maradona da una prospettiva diversa rispetto a chiunque altro: «Si scontrano due persone che conosco bene. C’è un rapporto di grande stima e rispetto tra D’Aversa e Conte, queste cose a livello emotivo possono incidere. In campo, però, non ci saranno sconti. L’Empoli si trova in una situazione di classifica disperata, il Napoli se vuole vincere lo Scudetto non può commettere passi falsi».
Con l’Empoli, tra l’altro, ha perso due volte negli ultimi tre precedenti al Maradona.
«Certe statistiche possono sempre influire, però c’è troppa differenza tra Napoli ed Empoli. I toscani sono in grande difficoltà, la squadra di Conte è favoritissima».
Quali saranno le chiavi tattiche di questa partita?
«Dal punto di vista tattico, quando si affronta una squadra che si chiude, sono importanti gli esterni, sia da una parte che dall’altra, quindi Neres e Politano. La partita si deciderà in quella zona di campo, perché ci saranno gli uno contro uno. Poi un fattore decisivo sarà quello ambientale, lo stadio sarà pieno e dà sempre una spinta importante».
È il sesto sold out consecutivo, che segnale è?
«Un segnale importante, che dimostra grande voglia di pensare in grande. Il pubblico di Napoli ha passione, ti spinge. Anche a Bologna erano in 5.000. Si tratta di un aspetto fondamentale».
Si aspettava un Napoli in grado di totalizzare solo 12 punti nelle ultime 9 giornate?
«Obiettivamente, no. Giocando una volta a settimana e considerato il valore della squadra che si era vista prima, pensavo facesse qualcosa di più».
Quanto ha influito la cessione di Kvaratskhelia a gennaio?
«È un campione, si è visto anche in Champions, ma dopo il suo addio Neres è esploso e ha fatto il fenomeno. C’è il danno dovuto alla sua assenza e la fortuna di veder emergere un altro campione. Non è stato sostituito sul mercato, ma a livello tecnico è stato trovato un altro grande giocatore».
Crede che Conte potesse fare di più con la rosa a disposizione?
«No, Conte sta facendo un ottimo lavoro. Chiaramente, il fatto che giochi meno dell’Inter è un vantaggio importante. Ha fatto benissimo fino a oggi. Ma va finito il lavoro. Avere 16-17 partite in meno di un’altra squadra è un vantaggio pesante, anche se evidentemente non ha la stessa profondità della rosa. L’obiettivo di giocare una volta a settimana è diverso rispetto a giocare ogni tre giorni».
Adesso il calendario può giocare un ruolo fondamentale?
«Conte sicuramente sta facendo delle tabelle, così come i giocatori e l’ambiente. Lo ha detto lo stesso allenatore prima di Bologna. “Vediamo dove siamo dopo questa partita e poi ci divertiamo”. Il suo divertimento è riferito al fatto di credere veramente di vincere lo scudetto».
Era anche un modo per mettere pressione all’Inter?
«Sicuramente. Sia per mettere pressione all’Inter, sia per caricare tutto l’ambiente. Anche perché se il Napoli è lì a giocarsela è perché pure l’Inter ha perso tanti punti. Adesso la squadra di Inzaghi ha più pressione, è partita con l’obiettivo dichiarato di vincere lo scudetto e ha l’obbligo di dover rimanere davanti. Un altro aspetto che il Napoli può sfruttare».
