I film degli scudetti – il primo e il terzo – non potevano che avere due registi di eccezione. Il 10 maggio dell’87 a piazza Plebiscito c’era Nanni Loy che girava con il microfono per intervistare i ragazzi di Napoli durante la festa.
«Perché il Maradona eroe va bene soprattutto per loro anche se non è male che per una volta gli adulti giochino un po’», raccontò il regista delle “Quattro giornate di Napoli” nell’intervista a Titti Marrone per Il Mattino. Trentasei anni dopo, il 7 maggio del 2023, sul prato del Maradona apparve Paolo Sorrentino, il regista che aveva dedicato proprio a Diego l’Oscar vinto per la “Grande Bellezza”. E pensando al Pibe disse: «Lui ci ha insegnato a vincere». Sorrentino era arrivato allo stadio con la sciarpa azzurra dopo aver girato per le strade di Napoli alcune immagini per il film “Parthenope”.
A legare quegli scudetti c’è stata una squadra: la Fiorentina, avversaria del Napoli nelle storiche domeniche dell’87 e del 2023.
Napoli-Fiorentina 10 maggio 1987
La giornata più lunga per i napoletani: un punto e sarebbe stato scudetto dopo sessantun anni di attesa, di tribolazioni e illusioni, di effimere gioie. Di fronte agli azzurri di Bianchi, la Fiorentina di Bersellini, altro sergente di ferro. Ai viola bastava un punto per salvarsi con una giornata di anticipo. In 83mila sugli spalti del San Paolo e migliaia per le strade pronti ad esplodere di gioia per vivere da protagonisti il primo scudetto. Gol di Carnevale, prezioso quanto Maradona e Giordano in quel campionato. Poi il pareggio di un ragazzino che avrebbe fatto tanta strada, il ventenne Roby Baggio, con quel talento enorme frenato da una serie di infortuni agli inizi della carriera. Gli chiesero i cronisti perché avesse dato uno sguardo alla panchina prima di calciare la punizione dell’1-1: «Perché Bersellini mi aveva detto di tirare da un lato e io volevo cambiare, poi ho dato retta all’allenatore e ho segnato».
Non ebbe storia quella partita, tecnicamente parlando. La ebbe per il romanzo del Napoli, più che della Fiorentina che all’epoca pur avendo ottimi giocatori non riusciva a spiccare il salto verso l’Europa. Il presidente Baretti, già direttore di “Tuttosport”, elogiò Ferlaino e la sua programmazione. Antognoni, Baggio e i loro compagni osservarono con ammirazione la festa di Diego e di Napoli. Una città-stadio che finalmente si regalava una grande gioia.
Napoli-Fiorentina: 7 maggio 2023
Dal primo al terzo scudetto sarebbero trascorsi trentasei anni. E ancora una volta, nella domenica della festa, vi sarebbe stata la Fiorentina a Fuorigrotta. Due anni fa, però, lo scudetto era già vinto. Tre giorni prima a Udine l’1-1, con la rete di Osimhen, concluse il lungo periodo di attesa dei napoletani. Ricorderete quei giorni, con la festa che veniva rinviata da una partita all’altra. La data buona sembrava il 30 aprile, la domenica del derby con la Salernitana ma il gol di Dia obbligò il Napoli al pareggio e ad aspettare Udine, con il gol del bomber mascherato. E tutti si diedero poi appuntamento al Maradona per Napoli-Fiorentina. I viola allenati da Italiano, tecnico ammirato da De Laurentiis fin da quando guidava lo Spezia, fecero un omaggio ai neo campioni. Quello che in Spagna chiamano Pasillo de honor: gli azzurri sfilarono tra due ali di calciatori viola che applaudivano prima della partita. Successo per 1-0 firmato Osimhen, 90’ vissuti con una straordinaria partecipazione popolare anche se lo scudetto era già in cassaforte.
De Laurentiis aveva invitato un regista premio Oscar alla festa organizzata in prima persona, con il palco sul campo dove sfilarono i dirigenti, Spalletti, la squadra, con uno show del magazziniere Starace, nel cuore dei napoletani quanto i calciatori perché è il volto umano dello spogliatoio, anche il trait d’union tra il passato di Diego e il presente. Sorrentino volentieri lasciò le luci della ribalta a Spalletti e Giuntoli, i due toscani artefici del trionfo, entrambi decisi da tempo a lasciare il Napoli. Luciano disse: «Dobbiamo parlare con De Laurentiis». Cristiano fu esplicito: «Quello che conta è che a Napoli ci sia un presidente come lui». A fatica, il patron li avrebbe liberati perché non avrebbe avuto alcun senso trattenerli in ragione del contratto: non si può restare da nessuna parte a dispetto dei santi. Il 7 maggio 2023 i giocatori della Fiorentina, come i loro predecessori trentasei anni prima, non fecero grandi sforzi. Perché provare a rovinare la festa di Napoli dato che non c’erano obblighi di classifica? De Laurentiis ringraziò tutta Napoli e, nonostante fosse arrivato al punto più alto della sua gestione, disse: «Avrei voluto vincere anche la Champions League». Venne da taluni interpretata come una frecciata a Spalletti, eliminato nei quarti di finale dal Milan. Sarebbe stato fin troppo semplice ricordare che la prima partita al Meazza il tecnico azzurro aveva dovuto giocarla con Elmas centravanti perché gli attaccanti, quelli veri, erano tutti infortunati. E poi ci furono arbitraggi sfavorevoli per il Napoli.
Due feste in due domeniche di maggio distanti trentasei anni, vissute con la Fiorentina che fece da sparring partner senza sbattersi più di tanto. Stavolta è diverso. Perché i viola di Palladino, napoletano di Mugnano, puntano a risalire in classifica. Dall’altra parte ci sono il Napoli e Conte che vorrebbero regalarsi un’altra festa.
Fonte: Il Mattino

