Conte batte Spalletti sugli spalti del Maradona
La media spettatori quest'anno è più alta della stagione del terzo scudetto
Tra Napoli e Conte è stato amore a prima vista. Senza troppo pensare al glorioso passato juventino dell’uomo arrivato qui con un solo obiettivo: riscattare la grigia stagione conclusa al decimo posto. Conte ricorda spesso i punti recuperati dalla squadra rispetto allo scorso campionato.
«Sono stati 40 sull’Inter» aveva detto pochi giorni prima di affrontare i nerazzurri. Ma ci sono altri numeri che testimoniano il cambio di passo del Napoli e sono quelli del tifo. Domenica, partita contro la Fiorentina, ci sarà il nono sold out stagionale (in 13 gare) allo stadio Maradona, dove la passione popolare ha acceso il motore inceppato della squadra già dalle prime partite, vinte contro Bologna e Parma in agosto. E un sostegno fortissimo c’è stato nell’ultima partita contro l’Inter, l’urlo che ha incoraggiato il Napoli nell’assalto alla capolista dopo il gol di Dimarco, portato a termine con la rete di Billing.
Antonio che appeal
Conte non è un populista e spiegò con un sorriso perché aveva urlato al megafono al rientro da Bergamo, quando cinquemila napoletani invasero Capodichino per abbracciare lui e i giocatori: «Anzitutto, il megafono non ce l’avevo, me l’hanno passato. E poi se non avessi parlato staremmo ancora lì all’aeroporto». L’appeal del tecnico è forte e lo testimoniano i numeri, importanti come quelli della classifica del Napoli. Conte ha già battuto Spalletti: la sua squadra ha fatto registrare una media spettatori più alta al Maradona rispetto a quella che vinse lo scudetto nel campionato 2022-2023. In 13 partite questo Napoli ha avuto una media di 50.653 mentre quello di Spalletti, in 19, arrivò a 46.311.Restano sei gare da giocare a Fuorigrotta, dalla Fiorentina al Cagliari, e gli azzurri possono mantenere questi numeri e forse incrementarli. La media, per inciso, è la più alta che sia stata registrata con l’attuale capienza di 54.726 spettatori. È evidente che il Maradona inizia a stare stretto al Napoli considerando il richiamo che esercita sulla tifoseria.
È un tema che deve rientrare nel confronto tra il club di De Laurentiis e il Comune sull’impianto inaugurato nel 1959 e sottoposto per l’ultima volta a un restyling sei anni fa, prima delle Universiadi. È evidente che c’è un gap rispetto agli stadi di Milano e Roma, da oltre 70mila posti. Non può essere colmato con l’eventuale riapertura del terzo anello, costruito in occasione dei Mondiali del ‘90 e oggetto di valutazione dei tecnici del Comune per la staticità nel caso di una possibile riapertura se Napoli sarà una delle case degli Europei 2032.
L’anno di Spalletti
Non deve sorprendere che il Napoli 2022-2023, quello che riscrisse la storia e conquistò lo scudetto dopo 33 anni di attesa, abbia avuto una media inferiore ai 50mila spettatori. Spalletti e i suoi uomini si trovarono in un clima di diffidenza dopo la stagione in cui avevano lottato per il primo posto e poi conquistato la qualificazione Champions perché erano partiti un bel po’ di giocatori che costituivano la base del Napoli, da Koulibaly a Mertens. Ci volle poco a Luciano Spalletti per riportare i tifosi al Maradona e condividere ben tre feste scudetto di maggio. La media spettatori nella stagione del decimo posto è stata superiore a quella del terzo tricolore: 46.977 contro 46.311.
Più basse le altre. Sarri, con la sua Grande Bellezza calcistica e lo scudetto assaporato nel duello con la Juve, era arrivato a una media di 43.050 spettatori. Dopo l’ultima partita, ringraziò i napoletani con un inchino perché aveva deciso di chiudere il rapporto con De Laurentiis, che scelse come suo sostituto Ancelotti, uno dei top coach portati dal presidente a Napoli. In ordine di tempo, l’ultimo è stato Conte, convintosi ad accettare questa offerta dopo un lungo corteggiamento: perché voleva tornare a vincere e farlo al Sud sarebbe ancora più bello.



