Tutto o niente: però non chiamateli titolari e riserve
Titolari e riserve, ok, non si dice più e non piace a nessuno, ma non è che “sempre presenti” e “meno utilizzati” non nasconda lo stesso concetto. Nel Napoli, per esempio, la differenza è evidente. Scrive il Cds (con annesso grafico): “Scorrendo i dati si nota una profonda spaccatura tra un gruppo e l’altro. Quello di chi gioca regolarmente guidato da Di Lorenzo e Rrahmani, 25 presenze su 25 dall’inizio alla fine, mai sostituiti, 2.250 minuti. A seguire Anguissa, qualche minuto in meno per qualche cambio (2.203). Poi: Meret, McTominay (debutto alla quarta), Lobotka (nonostante l’infortunio), Lukaku (debutto alla terza) , Politano, Olivera e Buongiorno (infortuni compresi).
Neanche cinque, invece, i minuti acquistati al mercato di gennaio: 3. Tre più recupero: la dote di Okafor. Un esterno che avrebbe anche certi colpi e un po’ di gol, ma fisicamente è indietro e sta lavorando per crescere. Poi, una lista di zero: 0 minuti per Scuffet, ma è il vice di Meret; e soprattutto per Billing, un centrocampista valido con 152 presenze in Premier, e anche per Hasa, giovanotto di talento che non ha ancora debuttato in Serie A. Rafa Marin, per la verità, ha esordito in campionato all’Olimpico con la Lazio, alla 25ª giornata: totale minuti stagionali, 5.

