L’ex capitano del Napoli svela alla Gazzetta come arrivò alla tormentata scelta, la sua fascia a Diego

Bruscolotti: "Una notte in bianco, poi lasciai la mia fascia a Diego"

0

Bruscolotti: “Una notte in bianco, poi lasciai la mia fascia a Diego”

Factory della Comunicazione

 “Maradona non voleva crederci e accettò commosso. È stato uno dei passaggi decisivi verso lo scudetto del 1987. E quello spaghetto che mia moglie ci fece a mezzanotte…”

Fu un gesto potente, non politico e né retorico: fu un messaggio che partì dal cuore, improvvisamente, e andò dritto al cervello in fiamme. Con 511 partite alle spalle – con la maglia del Napoli – Beppe Bruscolotti avrebbe il diritto di portarsi dentro pensieri sparsi, immagini festanti, le lacrime d’un istante e invece, mentre sfoglia il libro della sua favola, la memoria plana sul momento dell’investitura, su quel testimone consegnato a Sua Maestà, Diego Armando Maradona, affinché lo trascinasse nell’Olimpo degli Dei.

Un giorno, il capitano del Napoli, Beppe Bruscolotti, decise di spogliarsi della fascia…Veramente fu una notte. Non riuscivo a dormire, e mi capitava ogni tanto. Pensavo, guardavo il vuoto, riflettevo su Maradona, il più grande calciatore del mondo e di tutti i tempi, che era mio amico, che era uno dei nostri, uomo speciale con tutti, non fenomeno soltanto in campo ma anche fuori, una sensibilità incredibile”.

E le passò per la testa un’idea meravigliosa.Mi sembrò naturale, non ebbi esitazioni. Cercai solo il modo di dirglielo, il più diretto possibile. E senza troppa retorica. Andammo al campo, all’epoca ci si allenava a Soccavo, e lo invitai a fare due passi da soli: ‘Devo dirti una cosa’”.

Senza troppo giri di parole, andò al dunque.“Forse una piccola premessa la feci: ‘Diego, io ho un sogno, sto qua da anni, inseguo lo scudetto, sembra utopia o, come si usa, un miracolo. Ma questo miracolo tu puoi realizzarlo. E da domenica questa fascia sarà tua’. ‘Ma che stai dicendo, Beppe?’. Replicai: ‘Sei tu il leader del Napoli’. E lui, contento e commosso, mi abbracciò e andammo negli spogliatoi dai compagni. ‘Amici, vi presento il nuovo capitano del Napoli’. Rimasero estasiati e sbalorditi, ma soddisfatti. Era il nostro eroe”.

Ci sarebbe da scrivere un libro.Un’enciclopedia. Personaggio strepitoso, senso dell’amicizia, umiltà… Posso dirlo, come me quelli di quell’epoca indimenticabile che ha segnato la storia del nostro calcio, non solo del Napoli”.

Una mezzanotte qualsiasi, bussano alla porta.”Ti chiedi: chi sarà mai? C’è lui sull’uscio, che viene a farci una sorpresa con Claudia. Avevo casa sotto sopra, la stavamo imbiancando: divani incellophanati, precarietà. Gli faccio: ‘Servivano due braccia, tinteggiamo?’. Ridiamo e ce ne andiamo in cucina, l’unico luogo agibile, passa mezz’ora, ne passa un’altra. Si rivolge a Mary, mia moglie, e dice: ‘Ma allora, che mangiamo?'”.

Un languorino, a quell’ora, è un classico. Poi lei in casa aveva “la capitana”.”Mary fungeva da collante con le altre consorti, erano un gruppo anche loro, stavano bene, è stato un momento irripetibile pure per le famiglie”.

 Comunque, pentola sul fuoco e…?Mary è bravissima in cucina ma a quell’ora e in quelle condizioni non si poteva che andare sul sicuro: ‘Diego, spaghetti aglio e olio!’.

E lui: ‘Mai provati!’. Non c’è stata altra circostanza in cui, quando stavano da noi, non chiedesse di rifarli”.

Sono trascorsi 4 anni e 3 mesi dal suo addio.”Senza che mi renda conto che sia terribilmente vero. Ma a volte mi viene da pensare che lui sia qua, che non se ne sia mai andato. Avevamo un rapporto fortissimo, non era necessario sentirsi frequentemente, eppure accadeva. Ogni volta che capitava in Europa, una telefonata. Ogni volta che veniva in Italia, un appuntamento e chiacchierate che finivano all’alba, per stanchezza. Ricordo che mi chiamò da Amsterdam prima di venire dalla Carrà, facendosi prestare il telefono da un giornalista e chiudemmo quando si scaricò la batteria”.

La fascia a Diego vi lanciò.Vincemmo lo scudetto, l’anno dopo. Ma non c’erano dubbi. Eravamo uno squadrone, a cui bisognava aggiungere Lui – lo scriva in maiuscolo, per cortesia, se può – che risolveva problemi, ti incantava in allenamento e in partita, ti conquistava con la sua allegria contagiosa. Dire che mi manca non rende l’idea. Mi pesa rievocare il suo addio, di notte, da una città che è stata sua e che lui ha proiettato nel tempo come teatro delle sue imprese. È inaccettabile il modo in cui è morto, barbaro”.

Casa Bruscolotti è stata il suo rifugio.”Ogni volta che aveva bisogno di tranquillità, sapeva dove andare. E veniva da noi. Poi Claudia e Mary erano legatissime. E le notti di oggi, quelle in cui un pizzico di insonnia ti coglie, le vivo ripensando a ciò che siamo stati, due fratelli”.

Come (anche) in quegli anni, c’è una sfida tra Napoli-Inter: come la vede, Bruscolotti?”Con ottimismo, perché le condizioni ci sono e si stanno creando. In una settimana in cui l’amarezza per il pari allo scadere con la Lazio poteva avere un effetto, sono arrivati lo 0-0 dell’Atalanta e la sconfitta dell’Inter. Mi sembrano segnali incoraggianti in vista della volata”.

Che sono fondati anche su altro.“La consistenza di una squadra a cui Conte ha consegnato i propri codici comportamentali. C’è carattere, sostanza, gioco. Guardate come è stato capace di tirare fuori il Napoli dalla crisi dell’anno scorso: da un disastro a una resurrezione. I meriti gli appartengono. E pazienza se a gennaio non è andata come si aspettava: può succedere”.

Cosa la rende possibilista?Se parliamo d’organici, l’Inter sta avanti. Ma i due punti di vantaggio oggi sono un patrimonio che rappresentano una verità: il Napoli ha le carte in regola per vincere lo scudetto. Ha personalità, calciatori che sanno cosa vogliono e un allenatore che ha dimostrato ovunque, in Italia e all’estero, di saper capovolgere situazioni complicatissime, come quella che ha ereditato. È rientrato Buongiorno, altra bella notizia: la difesa stava facendo bene anche senza di lui, ma il ragazzo è cemento armato”.

Si deciderà tutto alla fine?Non ci sarà spazio per allungare, non credo, anche se, quando tornerà la Champions, l’Inter avvertirà la fatica e la tensione, anche psicologicamente. È chiaro che lo scontro diretto può avere un peso, ci mancherebbe, ma poi ci sono altre 12 giornate. E Conte ha sempre saputo come si fa. Lo racconta la sua vita, quella ha un peso importante. Un altro scudetto nello stadio Maradona si può”.  Fonte: Gazzetta

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.