L’ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, dove fra le altre cose si è soffermato su Diego Armando Maradona, ma anche sul Napoli di De Laurentiis.
L’ex presidente azzurro: «Presi Maradona e altri campioni per smentire i luoghi comuni dei presidenti settentrionali. Conte merita il quarto scudetto»
«Quando mostro il passaporto mi chiedono: è italiano? E io do sempre la stessa risposta: napoletano, prego». Figlio di una milanese e legato da anni alla milanese Roberta Cassol, il presidente dei primi due scudetti e del colpo Maradona, Corrado Ferlaino, fa una battuta. Ma è tale fino a un certo punto. Lui ha invertito il paradigma negli anni ‘80 spostando l’asse calcistico, per la prima volta, dal Nord al Sud. «Ci avevo provato anche negli anni precedenti. Presi Savoldi per 2 miliardi di lire nel ‘75 ma non andò come pensavo. E allora, nove anni dopo, acquistai Maradona».
C’è l’amaro ricordo di una partita con l’Inter a San Siro che le fece capire come funzionavano certe cose nel calcio.
«Era il ‘71, alla fine del primo tempo il Napoli vinceva per 1-0. Nell’intervallo Mazzola, la bandiera dell’Inter, entrò nello spogliatoio dell’arbitro Gonella e adoperò parole forti. Perdemmo 2-1 e capii in quel momento che da presidente del Napoli dovevo avvicinarmi al mondo arbitrale e al Palazzo. Se sei la Juve hai altri mezzi».
Lei lanciò la prima sfida al Nord opulento anche nel calcio.
«E lo feci perché stanco di ascoltare certi discorsi di altri presidenti sui napoletani: tristi luoghi comuni. Le operazioni sul mercato e la solidità del club misero il Napoli in condizione di vincere. Sacrificai le mie attività professionali per accompagnare questa crescita e lo feci con immenso piacere: avere dimostrato al mondo di cosa siamo capaci noi napoletani è stata la gioia più grande».
Per vincere, però, ci volle Maradona.
«Avere Diego fu come mettere una Ferrari in gara con le 500. Abbiamo vinto ma non molto. Maradona aveva pregi e valori ma anche qualche difetto. Napoli vinceva grazie ai suoi ottimi giocatori e alla serietà dei progetti. È un discorso che riguarda anche la città, la sua bellezza, il suo spirito, la sua operosità. Io ho vissuto due anni a Milano però sono tornato subito qui: saudade, la chiamano così i brasiliani».
Il Napoli, da vent’anni di De Laurentiis, è ripartito bene dopo una stagione deludente.
«Ho 33 anni di calcio attivo alle spalle, mi sono chiesto cosa sia accaduto nello scorso campionato e come sia stato possibile che la squadra campione d’Italia, confermata quasi integralmente, sia scivolata al decimo posto. Strano. Per fortuna il Napoli si è rilanciato con Conte. Non sta giocando benissimo però è davanti con merito: gli spetta il quarto scudetto».
Dopo 25 partite Conte ha tutti alle sue spalle.
«È come se con la gestione De Laurentiis fosse proseguito il percorso avviato a metà degli anni ‘80. Maradona ci portò lo spirito vincente e lo unimmo alle capacità della dirigenza e alla passione della tifoseria. Questa passione è un valore ancora molto importante: è vero, i soldi stanno da un’altra parte ma l’affetto di Napoli rappresenta una spinta assoluta».
Il Napoli non ha mai avuto un proprietario straniero, al contrario dell’Inter post-Moratti.
«Di quello che fanno altri club mi interesso poco. Mi piacerebbe che il Napoli fosse sempre nelle mani di un napoletano. O di un romano, al massimo. De Laurentiis vive a Roma ed è un vantaggio perché è meno influenzato dall’ambiente. In questo mondo io ci vivo benissimo da sempre. Certo, fare il presidente del Napoli non è sempre bello».
Per le contestazioni?
«Fanno parte del gioco. Invece, ricordo ancora gli sputi in testa ricevuti nello stadio di una piccola e brutta città del Nord: anche questo ci diede forza».
Dal caso Gonella del ‘71 agli arbitri di oggi cosa è cambiato?
«Il Var è un ottimo mezzo tecnologico ma a patto che verifichi realmente cosa accade in campo. Io penso che il Napoli sarà un club davvero forte quando un arbitro avrà il timore di commettere un errore ai suoi danni».
Fonte: Il Mattino
