Espressioni blasfeme e sanzioni: i calciatori-bestemmiatori colti in flagrante

0

Factory della Comunicazione

Di solito quando succede – eh sì, succede – come sottolinea la Gazzetta, i calciatori-bestemmiatori colti in flagrante prima di un corner o dopo un fallo non fischiato diventano linguisti, si scoprono glottologi, si trasformano in studiosi dell’acustica. E allora è tutto un distinguo e no, non volevano nominare il nome di Dio invano, ma hanno detto zio, talvolta pio, addirittura io. E no, non era la Madonna che invocavano ma una loro nonna o forse ecco, c’era colonna in area di rigore e non riuscivano a farsi largo, con tutta quella colonna. Nel regolamento si parla di “espressioni blasfeme”, da punire con sanzione, cioè squalifica o multa.

Ultimo dei blasfemi, se così si può dire, ecco Lautaro Martinez, colto in un labiale piuttosto chiaro ma non punito dalla Giustizia Sportiva, perché manca l’audio. Siamo così di fronte al primo caso di bestemmia afona. In verità l’ingiuria contro una divinità è una peculiarità tipicamente italiana. Negli altri paesi non esiste. Ma l’argentino Lautaro è in Italia da ormai sette anni, per cui è lecito pensare ad una familiarità con la nostra lingua che sconfina anche in territori triviali. Come si dice con i bambini: l’avrà sentito dire in giro. In ogni caso: già nel finale della scorsa stagione il giallorosso Cristante la passò liscia, evitando la squalifica, perché non c’era prova sonora del fattaccio. 
Non ci provò nemmeno, a fare le acrobazie linguistiche cercando un’improbabile giustificazione, Silvio Baldini, quando, anni fa, venne squalificato per aver bestemmiato nel corso di una partita. Il quarto uomo quel giorno – c’era Empoli-Salernitana – consumò la penna bic, perché poi, quando consegnò la sua nota all’arbitro, segnalò sessantasette (67!) bestemmie dell’allenatore toscano. La crociata contro la bestemmia in campo ha avuto inizio più di vent’anni fa. Pochi ricordano che il primo calciatore ammonito per bestemmia fu il centrocampista del Como Correnti. Accadde in un Como-Juventus dell’autunno del 1975. Nel finale di partita Correnti bestemmiò con quella tonalità che hanno i tre del Volo quando si esibiscono. L’arbitro sentì, ammonì Correnti e punì il Como, con un calcio di punizione a favore della Juventus. Correnti azzardò una bizzarra giustificazione, dicendo che in quel modo voleva incitare il compagno di squadra. 
Forse la cosa più sensata sull’argomento la disse Trapattoni, da c.t. della nazionale. Per la cronaca: lo stesso Trapattoni che si rifugiava sullo “zio” di qua e sullo “zio” di là. Comunque: durante un allenamento degli azzurri a Buffon scappò la bestemmia. Il Trap fermò la seduta e chiarì: “Ma scusa Gigi, se un compagno ti fa gol cosa c’entra la Madonna?”Lippi – beccato pure lui – disse che “la bestemmia è usuale nell’intercalare dei toscani“, aggiunse (rimanendo serio) che “le aveva tirate in modo scherzoso“.
Non c’è uniformità, par di capire. Molti l’hanno sfangata, ma negli ultimi anni sono stati squalificati Lazzari della Lazio, Caceres ai tempi della Fiorentina, lo slovacco Skriniar quando giocava nell’Inter. Buffo, nelle interviste faticava assai con la lingua italiana, ma a bestemmie non lo batteva nessuno. Nel referto si specificava che l’espressione blasfema era a corredo di “ripetuti insulti all’arbitro”. A Skriniar fu comminata anche una multa di 10.000 euro. Se l’obiettivo del Giudice Sportivo era quello di sentirlo bestemmiare ancora, allora sì, obiettivo riuscito.

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.