Il Napoli di Antonio Conte, pur mantenendo il primo posto in classifica, ha frenato il proprio cammino con due pareggi consecutivi contro Roma e Udinese. In entrambe le sfide, gli azzurri sono riusciti a portarsi in vantaggio ma non hanno saputo conservarlo: all’Olimpico il gol di Angelino è arrivato nei minuti di recupero, mentre contro i friulani la rete di McTominay è stata vanificata dopo appena tre minuti. In entrambi i casi, la retroguardia partenopea ha mostrato evidenti lacune.
Uno dei principali problemi riguarda proprio la fase difensiva. Il Napoli ha incassato almeno un gol nelle ultime quattro gare, un evento mai accaduto prima sotto la gestione di Conte. L’assenza di Buongiorno ha costretto l’allenatore a schierare Juan Jesus, che pur avendo offerto prestazioni affidabili, non ha garantito la stessa compattezza. Inoltre, l’infortunio di Olivera ha obbligato il tecnico a gestire la fascia sinistra con Spinazzola e Mazzocchi, senza ottenere risultati convincenti.
Anche la tenuta atletica desta preoccupazione. Già nella ripresa contro la Roma, il Napoli è apparso in difficoltà sul piano fisico, lasciando spazio ai giallorossi, che nel finale hanno trovato il gol del pari. Contro l’Udinese, la situazione è stata ancora più evidente: nella seconda metà di gara, la squadra non è riuscita a imporre il proprio ritmo né a creare occasioni concrete per tornare in vantaggio.
Un’ulteriore criticità è la scarsa profondità della rosa. Conte si affida a un gruppo ristretto di titolari e le sostituzioni non stanno offrendo l’apporto sperato. I cambi effettuati contro l’Udinese – con l’ingresso di Raspadori, Ngonge e Simeone – non hanno dato nuova linfa al gioco, così come la sostituzione di Lobotka con Gilmour non ha migliorato la manovra. Inoltre, la partenza di Kvaratskhelia ha lasciato un vuoto importante: con Okafor ancora lontano dalla miglior condizione, al Napoli mancano soluzioni offensive efficaci.
Fonte: Il Mattino
