Tare: “Kim e Kvara potevano arrivare alla Lazio, un altro è…”

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Il suo modo di lavorare, i colleghi, lo chiamano il “metodo Tare”. Chi lo conosce lo racconta come un direttore schivo, silenzioso, che si fida dei suoi collaboratori.  Igli non si è mai fermato, anche adesso che non ha una squadra dall’estate del 2023. “Avevo bisogno di distaccarmi un po’ – si legge sulla Gazzetta – Ma non ho mai smesso di guardare le partite, analizzare e informarmi”. D’altronde la sua con la Lazio è stata una storia d’amore:

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Partiamo proprio da qui, dalla Lazio. La guarda ancora?
“Certo. All’inizio mi ero un po’ distaccato, ma sto apprezzando il lavoro di Baroni. La squadra è per gran parte quella dello scorso anno e i nuovi si stanno inserendo bene”.
Lei a Roma è stato quasi vent’anni anni. Tanti colpi, ma anche qualche flop. C’è qualche giocatore che avrebbe potuto portare alla Lazio ma che poi non è arrivato?
Tanti. Uno che mi viene in mente è Kvara. Lo avevamo praticamente preso, poi non c’erano le condizioni per chiuderla. Un altro è Kim: era tutto fatto. Lui giocava a Pechino e all’improvviso il club cinese scelse di non venderlo più. Le sto parlando di cose successe almeno due anni prima del loro arrivo a Napoli”.

 

Successe la stessa cosa con Javier Pastore?
“Fu un vero peccato. Anche perché io ero appena arrivato alla Lazio e poteva essere il mio primo colpo. Purtroppo mi fidai della persona sbagliata. un agente che poi lo propose a un’altra squadra e ce lo soffiarono. Un altro è Cavani…”.
Ci racconti.
“Cavani noi lo avevamo visto per primi, ma al giocatore arrivarono offerte più importanti. È stata una questione di momenti, ma può capitare”.
Passiamo ora al campionato. Per lo scudetto chi vede favorita?
“Vedo avanti a tutti l’Inter. Inzaghi ha una rosa completa, lunga e lui è un vincente. Ma occhio anche a Conte. Non mi sorprende vederlo lì in alto. Adesso, però, per il Napoli sarà importante sostituire Kvara. Ci vorrà un acquisto di livello”.
Quale sarà il suo futuro? Le sono arrivate delle offerte?
“Si… più di una. Ma io non sono mai stato convinto. Avevo bisogno di distaccarmi un po’. Ma non ho mai smesso di informarmi e guardare partite. Per dire di sì dovrò sentirmi protagonista di un progetto, sentirlo mio”.
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