Gazzetta “AdL non sbaglia nessun colpo, dagli allenatori ai calciatori ed obiettivi raggiunti”

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Impressionante la presenza ai vertici del club, eccezion fatta per la sciagurata scorsa stagione: tutto merito del patron che raramente sbaglia mosse e che ha anche dovuto sopportare dolorosi addii come l’ultimo di Kvara. Super la scelta degli attaccanti, da Cavani e Higuain fino a Lukaku

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Non c’è dubbio che Antonio Conte stia facendo un grande lavoro. Non c’è dubbio che il Napoli si stia specchiando nelle sue riconosciute e riconoscibilissime qualità: carattere, compattezza, capacità di prendere il meglio da ogni singolo calciatore, per trasformarlo in un impegno collettivo.

Detto questo, c’è però un altro fattore importante, determinante, nel campionato di alto livello degli azzurri. Perché il lavoro di una squadra, e non vale solo per gli allenatori, va giudicato nella continuità. E la continuità dice che c’è un filo conduttore che lega la storia del Napoli, per fissare un confine, degli ultimi quindici anni. E questo filo conduttore, con i suoi errori e con le sue prese di posizione a volte più che discutibili, è De Laurentiis. Già, perché è difficile trovare un club che nella storia recente si sia confermato a così alti livelli, cambiando personaggi e interpreti. Partendo forse da quel dato cinematografico tanto caro al presidente: per un film di successo è indispensabile partire da un grande regista e da un protagonista di nome. È così che in questi quindici anni di cui abbiano parlato, il risultato è sempre stato quasi sempre di un profilo indiscutibile.

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis racconta l’aneddoto dei tempi di Benitez (e punge Higuain…)
Il Napoli ha raggiunto il secondo posto con Mazzarri, il secondo posto con Sarri, il secondo posto con Ancelotti, vincendo lo scudetto con Spalletti e adesso riprendendo la corsa al vertice con Conte. Certo, ci sono state anche fragorose cadute, e quella della passata stagione – con un decimo posto mortificante – è lì, sotto gli occhi di tutti, Ma rappresenta la classica eccezione in un cammino sempre da protagonista. E forse ha rappresentato la molla per ripartire: la voglia di rivincita, di riscatto, con una tacita assunzione di responsabilità. Dicevamo dei grandi registi. Il produttore De Laurentiis da questo punto di vista ha scelto sempre il meglio. Da un profilo internazionale come Benitez a un emergente (allora) come Sarri, da una star come Ancelotti a un grande nome come Spalletti, per ripartire appunto con Conte. Rapporti forti e spesso turbolenti, visto come è finita con Sarri, che ha fatto di tutto per liberarsi, con Ancelotti incredibilmente esonerato, con Spalletti che ha preferito fermarsi dopo aver vinto uno scudetto. Ma d’altronde questo è De Laurentiis: prendere o lasciare, anche nei rapporti con i calciatori. Con cui non sempre, anzi, è finita bene. Non è finita bene con Higuain, che al ritorno al San Paolo si è rivolto polemicamente proprio a lui.


Non è finita bene con il capitano napoletano per eccellenza, Insigne, lasciato partire senza troppe concessioni. Non è finita bene con Mertens, con Osimhen e ora con Kvara, a cui – dopo lo scudetto – è stato negato il rinnovo. Secondo una vecchia legge di De Laurentiis non dichiarata: se io faccio un contratto di anni, poi non sono disposto a rinegoziarlo. Giusto? Sbagliato nel calcio di oggi? È il suo carattere e la sua strategia, che lo ha portato spesso in alto nei risultati e in basso nel gradimento.

Dicevamo poi di registi e protagonisti. Perché se i registi sono stati sempre di alto profilo, altrettanto si può e deve dire, ad esempio, per i calciatori che più di tutti rappresentano il sogno e l’ambizione: gli attaccanti. E la collezione di nomi anche in questo senso fa sensazione. Da Cavani ad Higuain, da Mertens a Osimhen, fino a Lukaku. Parliamoci chiaro: ci sono squadre, club, che da anni faticano a trovare un terminale di prima grandezza e si affidano a giovani promesse o a qualche usato chissà quanto garantito. I bomber di De Laurentiis passano, cambiano, ma rappresentano sempre il meglio per la riuscita del film. Dal punto di vista realizzativo e anche di marketing. E non a caso proprio nelle clausole relative ai diritti di immagine c’è spesso da discutere. E molto.

 

Insomma, c’è stato il Napoli di Mazzarri, che ha raccolto risultati addirittura insperati. C’è stato il Napoli spettacolare di Sarri, c’è stato il Napoli straordinario di Spalletti, c’è stato il Napoli delle speranze non compiute di Ancelotti e c’è adesso il Napoli a immagine di Conte. Ma c’è anche e forse soprattutto il timbro di un presidente che, ed è un paradosso, non fa solo cinema.

 

Vocalelli (Gazzetta)

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