Sin dall’immediato, Aurelio De Laurentiis ha imposto l’autosufficienza. Dopo aver immesso 16 milioni nei primi tre anni di gestione, quelli in cui il club era appena reduce dal fallimento e si apprestava alla ripartenza fra Serie C e B, dal ritorno in massima serie nel 2007 il massimo dirigente azzurro – come riporta la Gazzetta dello Sport stamane in edicola – non ha più aggiunto introiti. Gli ultimi due esercizi, in particolare, sono il manifesto della sua gestione: costi sotto controllo e monetizzazione del talento.
Lo scudetto di due stagioni fa è giunto al termine di un’annata iniziata con l’addio di Insigne e Mertens, necessario dal momento che i tre esercizi precedenti – funestati dal Covid – avevano registrato una perdita cumulata di 130 milioni: stipendi tagliati di 20 milioni, player trading a quota 83 e utile di 80 milioni.
La scorsa annata ha visto un aumento dei profitti (63 milioni), grazie ai proventi del mercato ed al boom commerciale. Al 30 giugno 2024 la liquidità ammontava a 211 milioni. Così De Laurentiis, senza mettere mano al portafogli, si è potuto permettere Conte. E con la fresca cessione di Kvaratskhelia il ciclo produttivo continuerà.

