L’involuzione è preoccupante e l’attenuante delle poche partite disputate regge fino a un certo punto. Vero, quando si cambia allenatore c’è bisogno di un po’ di tempo per assorbire le nuove idee e riuscire a riportarle sul campo. Ma questo Napoli ha perso anche la bellezza e la brillantezza del passato e sembra essere posseduto da nervosismo e confusione. I due euro-gol di Raspadori e Politano hanno salvato Rudi Garcia dal primo processone napoletano, ma la sostanza non cambia agli occhi dei tifosi, ancora ubriachi di gioia dopo uno scudetto vinto in maniera sorprendente ma anche dominante: dov’è finita la squadra campione d’Italia?
Dov’è finito il Napoli che schiacciava gli avversari, li inseriva nel frullatore e li faceva uscire a pezzi dal campo? D’accordo, come dicevamo serve tempo, ma intanto la piazza comincia ad accusare i primi mal di pancia e ieri sera in rete l’hashtag Garciaout è stata la prima risposta del popolo azzurro alla prestazione deludente di Genova. Forse eccessivo, certo, ma comunque da non trascurare: l’idillio squadra-tifosi è troppo importante per le sorti sportive del Napoli.
Numeri alla mano, Garcia ha soltanto un punto in meno di Spalletti rispetto alle prime quattro partite della scorsa stagione. Ma è una classifica che va letta in modo attento, approfondito. Perché questo Napoli, oggi, non ha ancora una sua identità: va in affanno quando viene attaccato, non ruggisce quando punta la porta, fa fatica a trovare imbucate pericolose e soprattutto non riesce ad accendere le sue stelle. Osimhen anche a Genova ha passato gran parte del tempo isolato davanti, a rincorrere gli avversari e a sbracciarsi con i compagni.
Kvaratskhelia non ha trovato uno spunto, costretto a ricevere quasi sempre spalle alla porta, con l’uomo attaccato. E dopo il 2-2 è stato ancora una volta sostituito, cosa che lo ha visibilmente innervosito, tanto che le telecamere lo hanno immortalato mentre – uscendo dal campo – chiedeva spiegazioni al suo allenatore. «Messaggio a Kvara col cambio? – si chiede a Garcia -. No, voglio dare minuti a chi si allena bene, lo meritano».
Intanto, si rammarica per l’occasione sprecata. «Sappiamo che non abbiamo giocato bene soprattutto nel primo tempo, creando poco – l’analisi del tecnico francese -. Abbiamo preso due gol su calcio d’angolo, poi c’è stata la reazione della squadra. La luce è arrivata dalla panchina, ma sono due punti persi. Prima della Champions è sempre difficile essere concentrati sul campionato, ma è solo colpa nostra. I gol presi su calci piazzati dimostrano poca determinazione. Ma c’era un fallo su Anguissa».
E allora meglio parlare dei cambi, sicuramente la nota lieta della serata napoletana. Con Raspadori trequartista dietro a Osimhen, il Napoli si è fatto finalmente vedere nell’area avversaria. «Dobbiamo avere più frecce nel nostro arco – ha detto -, Raspadori trequartista è una soluzione. Ha partecipato alle quattro partite che abbiamo giocato, è stato titolare nelle prime due. Sono contento che stavolta abbia segnato perché se lo merita. Può giocare anche punta centrale o sulle fasce, ma anche da mezzala. Per un allenatore è utile avere giocatori polivalenti». La manovra lenta ha risentito anche dell’esclusione a sorpresa di Rrahmani. «Non andava rischiato, abbiamo cambiato i piani. Doveva giocare con Natan ma non potevo cambiare tre uomini su quattro in difesa». Ora la Champions: «Non può essere un obiettivo ma un’ambizione. E dobbiamo essere più solidi». Di sicuro, servirà un altro Napoli a Braga.
Fonte: Gazzetta dello Sport
