La Medicina dello Sport – di Pino De Luca: “La frattura del pugile, diagnosi e cura”

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Certo, non si può pestare a sangue un avversario e pretendere di non andare incontro a qualche rischio alle mani…! Stiamo parlando, infatti, della frattura del pugile, che corrisponde alla frattura sottocapitale del quinto metacarpo (in altri termini, la mano). Il nome deriva dal fatto che classicamente è associata alla pratica del pugilato ( o più spesso a semplici pugni sferrati contro superfici rigide…) Come si pone la diagnosi? La diagnosi è clinica, con un’ulteriore conferma radiologica. Se non scomposta, la frattura può essere curata con un’ immobilizzazione per 4 settimane su un tutore termoformato. Per fratture poco o mediamente scomposte, con l’angolo di scomposizione inferiore a 70°, non vi sono ad oggi evidenze che la chirurgia sia superiore all’immobilizzazione. Una frattura scomposta, con angolo superiore a 70°, necessita un intervento chirurgico, il quale si svolge con un’anestesia parziale. Tramite un’incisione di pochi cm alla base del polso, il chirurgo introduce nell’osso alcuni fili metallici che riposizionano, in parte per effetto elastico interno, la testa del metacarpo. Dopo l’intervento viene applicato un tutore. La ripresa delle attività professionali e sportive va concordata con il chirurgo tenendo conto del tipo di professione, del tipo di sport e del tipo di frattura.
Se non siete pugili, la prossima volta, prima di arrabbiarvi sul serio, pensateci bene. O contattate un ortopedico!

Factory della Comunicazione

a cura di Pino de Luca

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