Wish List: apprezzare quello che c’è

Guardare in casa e scoprire che probabilmente non si è mai stati così vicini al traguardo.

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Nelle passate settimane ci siamo divertiti ad ad analizzare e ad immaginare in azzurro giovani dal grande potenziale e dal probabile futuro: Rashica, Dolberg, Castillejo, Meret, Cragno, Skorupski. Lo abbiamo fatto a suon di dati e a suon di GIF. Questa settimana, invece, rallentiamo un secondo e proviamo a fare qualcosa di diverso e di estremamente difficile, soprattutto in una piazza come quella di Napoli: apprezzare quello che c’è, quello che è già a disposizione di Maurizio Sarri.

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Il Napoli ha letteralmente frantumato una piccola serie di record personali: vittorie e gol fatti in trasferta, numero di sconfitte, punti ottenuti, numero di giocatori in doppia cifra e molto altro ancora. Insomma, tanti piccoli traguardi che il club azzurro ha superato con irrisoria scioltezza. Eppure, se consideriamo certe premesse, i rimpianti di questa stagione sembrano essere paradossalmente troppi, con un terzo posto che veste davvero stretto, considerato il potenziale a disposizione degli azzurri.

Il senso di questa stagione sta tutto nel cogliere questo potenziale e apprezzarne in pieno le qualità.

Spesso la piazza ama giocare con la fantasia, soprattutto in tempi di calciomercato, ma sfugge che migliorare questa rosa è assolutamente difficile, dato che a disposizione del Napoli non ci sono petrol-dollari da spendere o risorse illimitate da cui attingere. E qui assume ancor più valore quello che la società sta cercando di fare: trattenere tutti i prezzi pregiati, Champions o meno, perché ciò che è stato assemblato nel giro di due anni da Sarri e Co. merita di crescere ancora e raccogliere i tanto agognati frutti.

Perché se la rosa costruita grazie agli introiti della straordinaria cessione di Higuaín dimostra che a Napoli c’è programmazione e competenza, la volontà di riconfermare il blocco portante di questa squadra dimostra che a Napoli c’è anche voglia di crescere e di vincere.
Almeno nelle intenzioni.

Una squadra che ha migliorato gli incredibili risultati ottenuti nella scorsa stagione e che nel giro di due mesi ha dimostrato di poter fare a meno sia di Higuaín che di Milik. Un gruppo unito, consolidato dentro e fuori dal campo, che nel tempo ha maturato coscienza di sé e voglia di sfatare il mito del «bel gioco che non porta risultati». Soprattutto un Napoli che ha aggiunto tasselli importanti all’interno del proprio organico, lasciando però qualche posizione ancora scoperta o qualche punto interrogativo di troppo sui nuovi innesti.

Andiamo, però, sul concreto e immaginiamo a migliorare questo Napoli reparto per reparto, senza scomodare cifre faraoniche e top player di livello mondiale.

Partiamo dall’attacco: migliorarlo sarebbe da fantascienza, anche se è appare chiaro che con un Mertens ormai centravanti, rimangono scoperte le due ali, ovvero trovare un possibile ricambio capace di dare fiato sia a Callejón (mica facile), sia ad Insigne. Ma chi prendere? Il curriculum da ricercare dovrebbe comprendere almeno: ottime capacità tecniche e fisiche, fiuto del gol, capacità di ultimo passaggio, predisposizione al sacrificio, intelligenza tattica, bravo sia a destra che a sinistra. Una passeggiata, insomma.

A centrocampo, poi, lo spazio di manovra sembra ancor più limitato: Rog, Zielinski e Diawara. Qualcuno ha ancora il coraggio di chiamarli panchinari?

In difesa, invece, il discorso appare ben diverso. Gli esterni sono (a detta di tutti) «largamente migliorabili» e trovare due terzini migliori di Hysaj e Ghoulam non è certamente una missione impossibile, ma se parliamo di cifre ragionevoli, non c’è granché di meglio in giro. Sulla destra manca sicuramente un ricambio adeguato, considerata ormai l’età avanzata di Maggio, ma Andrea Conti a parte, è davvero difficile trovare un buon terzino capace di rubare il posto allo stesso Hysaj. Discorso applicabile in egual misura anche ai centrali, dove ormai c’è grande affiatamento nel lavoro di reparto, soprattutto se consideriamo la coppia titolare Koulibaly-Albiól.

Infine, il portiere, un ruolo che mai come quest’anno è stato messo in discussione. Amnesie a parte, è davvero così facile sostituire Reina con un portiere capace di: saper giocare la palla con i piedi, fare da libero quando serve, portare esperienza, dare sicurezza, guidare il reparto, essere impeccabile 40 partite all’anno.

Insomma, forse è giunto il momento di apprezzare quello che c’è e iniziare a ragionare in funzione di un progetto più ampio e ambizioso di quello che sembra. Tra mille dubbi, domande e riflessioni una cosa è certa: a questa squadra manca pochissimo per potersela giocare con la Juventus. Riconfermare tutti è il primo passo, completare la rosa con un paio di acquisti di livello assoluto è quello decisivo.

Sarà davvero questa l’estate della verità?

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