SPAL-NAPOLI di 50 anni fa, quando non c’era la Var, ma ci si divertiva a parlarne al bar

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Spal-Napoli (1-4) di cinquant’anni fa, finì addirittura in Parlamento, dopo tre rigori di Altafini, fra proteste, espulsioni, minacce, il radiocronista Enrico Ameri che teneva buono il pubblico in diretta e l’arbitro Concetto Lo Bello – uno dei più grandi fischietti di sempre – che non faceva
una piega. Spal-Napoli«A un certo punto sembrava lo facesse apposta – ha ricordato spesso Pasetti, uno dei giocatori di casa, in campo quel giorno con Capello e Bagnoli – la gente ironicamente invocava un penalty  favore del Napoli e, lui lo concedeva». Successe col terzo, dopo un sospetto mani in area. Una decisione – scriveva Giorgio Mottana, inviato della Gazzetta – che «ha sconcertato l’osservatore neutrale». Il tabellino di quella Spal-Napoli, giocata il 5 febbraio 1967 racconta anche dell’espulsione di Muzzio in «circostanze misteriose», dell’uscita di entrambi i portieri titolari, uno infortunato (Galli), l’altro menato (Bandoni) e dell’allontanamento del tecnico ospite Pesaola per «intromissione immotivata nel campo». Una guerra.  E mica finì lì. Lo Bello – guarda caso – pochi giorni dopo ricevette una visita fiscale, l’aveva ordinata Luigi Preti, Ministro delle Finanze del tempo, noto tifoso della Spal. Ne nacque un polverone politico, col deputato siciliano Marcello Sgarlata – amico di Lo Bello – ad approvare la scelta ,perché sapeva che l’arbitro non aveva nulla da temere da quella irruzione dei finanzieri. Così fu e Preti poi chiese scusa. Questo per dirvi che, oggi come allora, nulla è cambiato, i politici mettono sempre il naso dappertutto, specie nel calcio. Va detto che Altafini, allora soprannominato «coniglio», non lo dimostrò affatto nella fredda trasformazione dei rigori. Due anni dopo gli andò anche peggio, dopo quello segnato a Palermo e gomito a «ombrello» ai tifosi di casa, per lui solo un «noto gesto di esultanza brasiliana». L’arbitro era Sbardella e dovette tornare a casa in elicottero. Storie del calcio di una volta, quando non c’era la Var e ci divertivamo di più al bar…
Fonte: Gazzetta

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