Serie B. Play off, Chibsah fa sognare il Benevento

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BENEVENTO-PERUGIA 1-0
BENEVENTO (4-2-3-1): Cragno 6; Gyamfi 6, Camporese 6, Lucioni 7, Lopez 6 (42′ st Pezzi sv); Chibsah 7, Viola 7; Eramo 6,5, Falco 5,5 (19′ st Melara 6), Puscas 5,5; Ceravolo 5,5 (46′ st Del Pinto sv). A disp.: Gori, Padella, De Falco, Buzzegoli, Ciciretti, Cissé. All.: Baroni 7
Falli commessi: 10
Fuorigioco fatti: 4
PERUGIA (4-3-3): Brignoli 6; Del Prete 6,5, Volta 6, Mancini 5,5, Di Chiara 6,5; Brighi 5,5, Gnahoré 4,5 (36′ st Ricci sv), Dezi 6,5; Mustacchio 6 (23′ st Nicastro 5,5), Di Carmine 5,5, Terrani 5,5 (38′ st Guberti sv). A disp.: Elezaj, Fazzi, Monaco, Dossena, Alhassan, Forte. All: Bucchi 6,5
Falli commessi: 14
Fuorigioco fatti: 3
ARBITRO: La Penna di Roma 6,5
Arbitri d’area: Nasca e Serra
Guardalinee: Rocca e Caliari
Quarto uomo: Soricaro
MARCATORE: 14′ st Chibsah (B)
AMMONITI: Mancini (P), Falco (B), Gyamfi (B), Volta (P), Melara (B) per gioco falloso.
NOTE: Spettatori 13.702. Angoli 9-4. Rec.: pt 2′, st 5′.
Benevento sesto
E adesso, quando resta un’ora e mezza, il Benevento avverte il soffio della Storia che gli sta sfilando: era in serie C, un anno fa, e ora è ad un passo dalla finale per la promozione in A, un interrogativo enorme a cui s’aggrappa però anche il Perugia, che avrà il vantaggio del fattore campo, di potersi accontentare d’una striminzita vittoria, però partendo dal «basso» di questo 1-0 che vale, eccome. Benevento-Perugia è un brivido infinito, novanta minuti di vibrazioni, e quelle che graffiano la carne, dopo un’ora, le scaricano Ghahoré e Chibsah, l’uno protagonista d’una leggerezza da sprovveduto, l’altro interprete famelico del forcing che vale il pallone dell’1-0, rubato ad un avversario prodigo. Ma è soprattutto una serata rovente, da subito, con un crescendo d’errori ch’esprime tensione, un pizzico di paura ed anche tracce di follia: Benevento-Perugia è autenticamente nuda, mostra lo stress da semifinale soprattutto in Gnahoré che (4′) gioca lateralmente un pallone banale e manda Ceravolo, dopo verticalizzazione di Eramo, al «tu per tu» con Brignoli, bravo di suo, certo più del bomber a deviarla. E’ una prefazione allo scarabocchio.
LA GARA DECOLLA. Ma poi, comunque, Benevento e Perugia se la giocano, osano, non rinunciano, scovano soluzioni ardite (6′: Viola dall’angolo pebeneventor poco non compie il capolavoro della sua vita) e però l’epicentro d’una nottata rovente è inchiodato al 10′, sullo 0-1 d’un rapace Di Carmine ch’è sporcato da un fuorigioco attivissimo di Dezi: ma è un gol buono per tutti, per Rocca (il guardalinee), per La Penna (che si fida dell’assistente) per qualche vocina, c’è da supporre, che invece corre lungo gli auricolari (da parte di Nasca). C’è una chiacchierata prolungata, un imbarazzo percepibile e dopo un bel po’ dal summit esce la scelta (indiscutibile): off-side. Poi è la traversa a salvare Cragno che però c’è!
L’EQUILIBRIO. In casi del genere è inutile rifugiarsi nel calcolo e Benevento e Perugia scelgono di provarci: Bucchi lascia che sia pressing molto alto, spacca le linee del proprio centrocampo (da 4-3-3 a 4-1-4-1) lasciando che Dezi e Brighi si allunghino, ignora le difficoltà visibili ad occhio nudo di Gnahoré, che non riesce a scorgere i tempi delle giocate, lascia che a destra tra Mustacchio e Del Prete si registrino percussioni. Il Benevento ha maggior intraprendenza, ma rare illuminazioni, se non del solito Viola (31′: punizione terrificante, che richiede i pugni di Brignoli) ma il Santa Colomba trema, e sul serio, sull’ennesima iniziativa offerta da Del Prete: il cross va oltre la linea dei difensori, li taglia, e Di Carmine (41′), in tuffo, a cinque metri da Cragno, sbaglia due volte, perché elimina pure il tap di Dezi.
PAPERISSIME. Lo spettacolo è ovunque, pure sugli spalti, e c’è adrenalina, ritmo, organizzazione, ma anche amnesie: Lucioni (5′) rimedia alle distrazioni della catena di sinistra per murare Mustacchio; Ceravolo – incredulo – grazia Brignoli (12′) che con le mani insaponate lascia al centravanti un pallone da poggiare comodamente in porta; ma, visto che al peggio non c’è mai fine, Gnahoré, recidivo, s’accorge che Chibsah gli ha strappato il pallone solo quando lo scorge nell’angolo lontano, per quell’1-0 divenuto pesantissimo. Le strategie sono lucide: Baroni sceglie il 4-4-2 (fuori Falco, dentro Melara) e Bucchi ha già attrezzato l’assalto finale (Nicastro per Mustacchio ch’è evaporato); le energie stanno sparendo: ciò che resta, servirà martedì al «Curi».

Corriere dello Sport

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