Prandelli: «Gli spagnoli senza chiari punti deboli Sarri può sorprenderli con lo spirito di squadra»

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Cesare Prandelli sembrava un folle quando prese in mano l’Italia: la sua ciurma lo ascoltò e arrivò la finale dell’Europeo.

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«È il Napoli, non deve cambiare abito anche se gioca contro il Madrid. Forse la squadra più forte di tutte, ma non puoi smettere di essere quello che sei…».

È il duello tra il tecnico più «italiano» di Spagna e quello meno «italiano» della nostra serie A. È una sfida stellare. Prandelli, questo Napoli è un orgoglio per il calcio italiano? «Tutti, anche in Spagna, parlando di questa squadra ne hanno sempre esaltato la capacità di non gettare mai via la palle, di cercare sempre la costruzione del gioco. In molti considerano la squadra azzurra la più divertente d’Europa».

Può bastare per passare il turno di Champions? «La Liga è un campionato piuttosto monotono sotto il profilo tattico ma Real e Barcellona hanno una tale quantità di campioni che la tattica individuale è superiore a quella collettiva. Ci sono giocatori che risolvono la partita da soli, in una frazione di secondo».

Come Ronaldo? «Mica solo lui… tutti quelli del Real hanno la potenza e la ferocia per poter decidere l’esito di una serata».

Detta così, il Napoli non ha scampo? «Certo, uno contro uno… non c’è storia. Difficile trovare una zona del campo dove nei duelli individuali il Real sia inferiore. Ma nel calcio vincono le squadre, non i singoli…».

Quindi, c’è un punto debole del Real? «Difficile trovarlo. Ma il Napoli giochi di collettivo, come sa fare. E sfrutti al meglio le sue occasioni da gol».

Cosa ha di speciale questa squadra? «È una squadra fisica, feroce: possono anche soffrire nei 90 minuti ma anche nelle partite in cui gli avversari sono superiori nel gioco, alla fine sono loro a vincere».

Come immagina la gara? «Il sogno di tutti è un Napoli che arrivi al Bernabeu e giochi lì come se fosse in una gara di campionato italiano. Ma non credo che sarà così».

E come sarà? «Una partita di sofferenza. Ma a livello tattico Sarri può mettere in difficoltà Zidane».

Quando la superiorità individuale di una squadra è così netta, come si può fare? «Bisogna giocare di squadra. Con ogni giocatore che deve dare una mano al suo compagno, con le forze triplicate, quadruplicate».

Zidane quanto della sua esperienza italiana ha portato? «Lui ha sorpreso tutti per la concretezza che ha dato al Madrid, per la continuità di risultati, per la filosofia da squadra internazionale sempre avendo i singoli campioni in primo piano».

Una sfida tra scuole di pensiero differenti, dunque? «Sì, un collettivo contro una squadra di singoli. Singoli non solisti».

Che si aspetta di capire alla fine di Real-Napoli? «È la prima della Liga contro la seconda della serie A: sono curioso di vedere a che distanza è il nostro calcio dal resto d’Europa».

Cristiano Ronaldo è il più forte al mondo? «Non lo so se lui è meglio di Messi. Messi inventa calcio, fa sognare i bambini. Ronaldo è l’unico giocatore degli ultimi vent’anni che ha dimostrato che oltre al talento ci vuole forza, allenamenti continui, fisicità. Ha abbinato un po’ tutto».

Qual è il giocatore chiave del Real? «Sono tutti forti. Sergio Ramos è un difensore che ha i piedi e la tecnica di un centrocampista, ha personalità straordinaria e doti uniche di trascinare la squadra. E poi Modric che sa giocare con qualità in più parti del campo».

Il tridente leggero contro il muraglione del Real come ne esce? «Un’altra sfida nella sfida. Non danno riferimento, attaccano la profondità e non sarà facile neppure per i difensori fisici del Real stare dietro a quei tre».

Prandelli, cosa deciderà la gara? «I tempi di gioco: se il Napoli riuscirà a giocare con uno o due tocchi, allora potrà divertirsi con il Real».

Quanto incide il Bernabeu? «Tanto. Quando entri in uno stadio dove si è fatto la storia, provi una sensazione di solitudine. Ti senti come abbandonato. Ma dura pochi secondi…». 

Fonte: Il Mattino

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