Benevento – 12 turni, 2 sole vittorie: non si può evitare la parola crisi

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Una crisi infinita. Difficile da comprendere, ancora più complicata da risolvere. I numeri sono impietosi, inatteso e bruciante il crollo verticale del Benevento che appena lo scorso 18 febbraio (26ª giornata) era al secondo posto ad un punto dalla capolista Frosinone. In poco più di due mesi la squadra di Baroni ha dilapidato una fortuna in termini di punti, ha visto svanire la poltrona d’onore per un fragile sesto posto, ha polverizzato il suo vantaggio di 11 punti sulla nona in classifica, diventati oggi appena tre, ma soprattutto ha capovolto il suo “score” di squadra rivelazione (dopo la vittoria di Vercelli, alla 26ª, contava 13 vittorie, 8 pareggi e 5 sconfitte) inanellando un serie da incubo nelle ultime 12 giornate, nelle quali ha vinto appena due partite, ne ha pareggiate tre e perse sette. Una inversione di tendenza che nessuno si aspettava, iniziata con la disgraziata sconfitta casalinga contro il Bari e culminata martedì col 4 a 1 incassato al Manuzzi di Cesena. In Romagna è arrivata la sconfitta di maggiori proporzioni della stagione, al termine di una partita dai due volti, così come è stato finora il campionato del Benevento. Primo tempo all’altezza della situazione, con gioco corale di buona intensità e Cesena tenuto sempre a bada, senza però creare molte occasioni da rete (solo una traversa di Falco dopo 9 minuti). Squadra capace anche di reagire agli strali della cattiva sorte che l’avevano privata dopo 13′ del suo regista Buzzegoli. La prima frazione di gioco è rimasta piacevole e il Benevento non è stato a guardare, procurando anzi più di un patema ai romagnoli. Ma di questi tempi la squadra di Baroni è estremamente fragile sul piano psicologico, tanto che è bastato andare sotto di un gol per disunirsi. La seconda frazione di gioco è stata un autentico supplizio per i tifosi giallorossi: tre gol bianconeri in appena otto minuti, squadra sfaldata e incapace di opporre una reazione. «Qualche meccanismo nel cervello di qualche giocatore, o magari di tutti – ha detto alla fine del match il presidente Vigorito – deve essersi inceppato. Fatto sta che la squadra che avevamo ammirato nel primo tempo non si è vista più». Dopo la debacle del Manuzzi solo il presidente ha preso la parola facendo da scudo alla squadra: «I ragazzi sono mortificati per questi risultati». E non prendendo neanche in considerazione un cambio in panchina: «Dei fatti tecnici non parlo, lo fanno l’allenatore e il direttore sportivo. Una cosa mi sento di garantire: questa squadra non mollerà». Con la tifoseria contrariata e con gli obiettivi massimi che sembrano sbriciolarsi di settimana in settimana, la squadra dovrà preparare il derby con l’Avellino del prossimo primo maggio. Non conviene più guardare la classifica, ma soffermarsi sull’obiettivo di giornata, sulla sfida di campanile più sentita del campionato. Una vittoria nel derby farebbe tornare qualche sorriso in un ambiente assai imbronciato. Poi ci sarebbe pure tempo e modo per capire se sarà ancora possibile puntare ai play off.

CdS

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